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di Liana Milella

La Repubblica, 12 novembre 2023

Il Guardasigilli ufficializza il rinvio della riforma più temuta dalle toghe. L’allarme di Magistratura democratica. I fan della separazione delle carriere se lo aspettavano da un momento all’altro, ma speravano che non accadesse. Lo spauracchio - ovviamente per loro ma non certo per le toghe - era che il premierato potesse “uccidere” la separazione delle carriere dei giudici, rinviandola a un “dopo” che rischia di risolversi per l’ennesima volta in un “mai”. E questo è puntualmente accaduto, perché il Guardasigilli Carlo Nordio, partecipando a Stresa all’ennesimo convegno, il secondo nel fine settimana all’insegna del turismo politico-giudiziario, ha annunciato che “la riforma del premierato posticipa quella della giustizia”.

Il principale fan della separazione tra giudici e pm, il responsabile Giustizia di Azione Enrico Costa, ha letto ed è stato preso da un sentimento che mescola assieme delusione e arrabbiatura nera. Ecco le sue reazioni. “Da Nordio un dietrofront deludente”. E ancora: “Il ministro della Giustizia non mantiene la parola, da lui una marcia indietro imbarazzante”.

Politicamente, per Giorgia Meloni che politicamente punta ormai tutto sul premierato, si tratta di una scelta inevitabile. Perché la separazione delle carriere, che lascia indifferenti gli italiani, ma interessa solo gli avvocati e il centrodestra, rischierebbe solo di far precipitare l’unico referendum che sta a cuore alla premier portando poca gente a votare e finendo sicuramente sconfitto. Un effetto boomerang per il premierato, e comunque per l’immagine stessa del governo.

Costa, fan di Nordio ormai sulla via della delusione continua, legge le parole del ministro pronunciate a Stresa e reagisce stizzito: “Nordio aveva annunciato che dopo l’estate il governo avrebbe presentato una proposta sulla separazione delle carriere. Ovviamente non ha scritto una riga, perché era un annuncio burla, solo per prendere tempo. Adesso i nodi vengono al pettine”. Eh già, ma era proprio inevitabile che finisse così. A Costa, a Forza Italia, agli avvocati, tra cui anche il vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, non riesce in questo caso il blitz messo a segno sulla prescrizione. Lì le proposte parlamentari di tutta la maggioranza hanno camminato così in fretta alla Camera da imporre a Nordio l’agenda politica. Mentre lui è lentissimo con le sue proposte di legge, tant’è che ha depositato solo quella sull’abuso d’ufficio e la stretta sulle intercettazioni da quando siede in via Arenula, quelli della maggioranza hanno preparato il pacchetto e gliel’hanno messo sotto il naso. Lui è stato costretto a metterci sotto la firma. Addirittura la nuova prescrizione potrebbe andare in aula questa settimana o al massimo la prossima.

Impossibile lo stesso gioco con la separazione delle carriere, anche se i partiti della maggioranza hanno già presentato i loro disegni di legge sin dall’inizio della legislatura. Qui, trattandosi di legge costituzionale, il via libera di palazzo Chigi è obbligatorio. Detto fatto, è arrivato l’altolà a Nordio. Non potrà legare il suo nome alla riforma che le toghe considerano come il segnale della fine dell’indipendenza dei giudici perché la divisione definitiva delle carriere si porta dietro la sottomissione del pm all’esecutivo. Nonché la piena discrezionalità dell’azione penale.

Una boccata d’ossigeno anche per Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, che a Napoli, nel suo congresso, ha giusto affrontato proprio questo argomento assieme a quello delle riforme costituzionali in una tavola rotonda moderata da Donatella Stasio. E qui Nello Rossi, direttore di Questione giustizia, la rivista online di Md, ha definito la separazione delle carriere “una truffa delle etichette”, perché “alla Camera ci sono tre proposte di legge che sono la copia della proposta di legge di iniziativa popolare dell’Unione delle camere penali. Si tratta di un fatto inquietante. Mi chiedo cosa sarebbe accaduto se in Parlamento ci fossero state altrettante proposte dell’Anm. Quando gli avvocati sentiranno in aula “lo Stato contro X” si renderanno conto dell’errore che hanno commesso nel modificare l’assetto del pubblico ministero”. Nella stessa tavola rotonda il costituzionalista della sapienza Gaetano Azzariti ha reagito così: “Ma siamo sicuri che con questa riforma non si favorirà la corporativismo azione dei magistrati?”. Mentre Alfonso Celotto, costituzionalista anche lui ma a Tor Vergata, ha ammesso che ci sono altre priorità per la giustizia come “la velocizzazione del processo penale”. A questo punto Magistratura democratica può stare tranquilla. Un incubo è stato messo da parte.