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di Francesco Machina Grifeo

Il Sole 24 Ore, 18 gennaio 2024

L’annuncio nel corso della Relazione annuale sullo stato dell’amministrazione della Giustizia in aula alla Camera. “Entro febbraio prevediamo di approvare definitivamente i decreti correttivi alla riforma penale. E a breve saranno presentati i correttivi alla riforma civile, per concludere auspicabilmente l’iter entro la primavera”. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, illustrando questa mattina la Relazione sullo stato dell’amministrazione della Giustizia in aula alla Camera.

Una Relazione in cui il Ministro ha rivendicato l’avvio delle riforme contenute nel programma di governo e al tempo stesso il rispetto dei tempi dettati dal Pnrr. Ci sono tutti i cavalli di battaglia del centro destra: dall’eliminazione dell’abuso d’ufficio (in discussione in questi giorni): “non è vero che l’Europa lo vieta”; alla separazione delle carriere: “andremo avanti”; passando per il giro di vite sulle intercettazioni: stretta sui costi ma anche più garanzie, per esempio, nel sequestro dei telefonini: “si sequestra una vita, e non solo quella dell’indagato ma tutti quelli che sono venuto in contatto con lui”. E poi c’è l’ennesima riforma della prescrizione a cui ieri la Camera ha dato un primo via libera, si tratta della quinta in 19 anni.

“La nostra preoccupazione fondamentale - afferma il Ministro - è quella di rendere la giustizia rapida ed efficiente. Una giustizia rapida può essere una giustizia iniqua” ma “una giustizia lenta è sempre una non giustizia”. Per Nordio poi il ministero della Giustizia “è in pole position rispetto agli altri ministeri” per il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr.

“La lunghezza media del processo penale è scesa sotto i 1.000 giorni, che sono tanti ma al di sotto della lentezza biblica che connotava la nostra giustizia in passato”. Mentre i valori al 30 giugno 2023, confrontati con quelli del 2019, anno di riferimento fissato nel Pnrr, segnalano una decisa accelerazione nella riduzione della durata dei processi calcolata in base al disposition time, l’indicatore di durata che misura il rapporto tra i processi pendenti e quelli definiti, con una diminuzione del 19,2% nel settore civile e del 29% in quello penale”.

Tornando alla separazione delle carriere, il Guardasigilli ricorda che la riforma “non è negoziabile”. È un impegno che abbiamo preso con gli elettori”, e poi assicura “verrà realizzata e “non andremo alle calende greche”. Nel 1988, ha ricordato, “c’è stata una serie di osservazioni di giuristi e magistrati” secondo i quali “conferire questi poteri immensi al pubblico ministero come capo della polizia giudiziaria mantenendo i poteri che ha, senza essere controllato, è un pericolo. E infatti abbiamo visto dove siamo arrivati”.

Per quanto riguarda invece le spese per le intercettazioni, Nordio è consapevole delle difficoltà: “so di camminare su un ghiaccio molto sottile. Non saranno mai toccate quelle che riguardano la criminalità organizzata, il terrorismo e i reati di allarme sociale. Ma è necessaria una razionalizzazione della spesa”. Il riferimento è al decreto che ha individuato le prestazioni funzionali alle operazioni di intercettazione con la determinazione delle relative tariffe, entrato in vigore nel 2023. A questo proposito il ministro ha parlato dell’adozione di un tariffario unico, valido per tutti gli uffici giudiziari che rende i compensi ivi stabiliti obbligatori e vincolanti.

Inquietanti poi gli scenari aperti dall’informatica e da internet nel rapporto con la giustizia. “Rischiamo di cadere in un nuovo barbaro medioevo reso più sinistro e duraturo da limiti o risorse della tecnologia. Oggi c’è molto di più dei trojan. Per fortuna una sentenza della Corte costituzionale ha definito il cellulare qualcosa di molto più importante. Chi sequestra un cellulare, sequestra una vita. Sequestrando un cellulare sequestriamo le vite degli altri”.

Infine la corruzione, la Relazione ricorda che alla convenzione delle Nazioni Unite “il nostro Paese figurava, in una classifica internazionale, tra gli ultimi posti in termini di affidabilità sulla corruzione. Ma la valutazione riguardava un criterio sbagliato. Abbiamo spiegato che i criteri di corruzione percepita non corrispondono affatto a quella reale, l’Italia risalirà nella graduatoria internazionale proprio perché abbiamo detto che i parametri sono sbagliati”. Tuttavia, prosegue, “l’intero sistema dei reati contro la pubblica amministrazione è obsoleto”. Per questo, nel caso dell’abuso di ufficio “si è ritenuto di eliminarlo”, dopo i tentativi di riforma del passato. L’abuso d’ufficio, ha aggiunto “è un reato evanescente, siamo decisi ad andare fino in fondo”; infine: “non c’è nessun contrasto con l’Europa né con la convenzione di Merida”.