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di Liana Milella

La Repubblica, 3 febbraio 2024

Come evitarli? Il Guardasigilli rilancia il suo giudice collegiale, che però è previsto solo tra due anni. E le caserme da riadattare. Ne parla da un anno ma non se n’è vista una. E nel frattempo? Dal 2020 si sono uccise 282 persone. L’avete ascoltato il Guardasigilli Carlo Nordio al Senato? Lo interrogavano sulle carceri e sui suicidi in cella. E lui, alla Catalano, il “filosofo” di Quelli della notte, ha detto che “bisogna diminuire il sovraffollamento”. Proprio così, sembra l’uovo di Colombo, invece è una tragedia. Perché di mezzo ci sono vite umane che sfumano. E a parlare non è un cittadino qualunque, uno che passa per strada sotto palazzo Madama e non sa neppure che nel solo mese di gennaio 13 detenuti si sono tolti la vita.

Parla il ministro della Giustizia, chiamato a rispondere alle urgenti interrogazioni dei senatori. Di Forza Italia, di Azione, di M5S. Una più allarmata dell’altra. Anche loro, come il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, vogliono sapere perché 13 “persone” hanno deciso di uccidersi mentre lo Stato stava a guardare.

E che fa il nostro ministro della Giustizia, lo stesso che non ha mosso un dito, durante un intero anno, per Ilaria Salis? Dice un’ovvietà che neppure si può sentire. Addebita al “sovraffollamento” la causa di 13 suicidi, che vanno ad aggiungersi ai 66 del 2023, agli 84 del 2022 (per la cronaca fa un suicidio ogni cinque giorni), ai 58 del 2021, ai 61 del 2020. In tutto si tratta di 282 persone che non esistono più. E se Mattarella è angosciato e chiama a sé il silente capo delle carceri Giovanni Russo e gli chiede perché ciò accada, e che cosa stanno facendo lui e via Arenula per evitarlo, il ministro della Giustizia può davvero dire che servirebbero “più campi di calcio e più occasioni di lavoro” dietro le sbarre per evitarli?

Nordio, in realtà, si è già buttato la responsabilità dietro le spalle. Illustrando alle Camere la relazione sullo stato della giustizia ha teorizzato che i suicidi in carcere sono “inevitabili” e così ha lanciato anche un segnale di totale irresponsabilità per chi vive nelle prigioni - gli agenti in primis - e dovrebbe già sapere, guardando in faccia i detenuti, quali sono quelli più a rischio. Ma i tanti racconti che arrivano dalle patrie galere ci rendono edotti che gli agenti non sono affatto degli psicologi.

La parola a effetto, magari in vista di un titolo, Nordio ce l’ha anche per i suicidi, li considera “un fardello di dolore”. Di cui, in verità a suo dire, portano la colpa i magistrati che abusano della carcerazione preventiva. E qui Nordio si vanta pure di aver trovato un rimedio per limitarla. “La riforma che passerà tra poco in Senato, devolvendo la competenza della custodia cautelare a un organo collegiale, impedirà quel sistema di porte girevoli che porta alla carcerazione di una persona e alla sua scarcerazione magari dieci giorni dopo l’arresto, in questo caso aumentando il sovraffollamento carcerario”.

Ma Nordio sa quello che dice? Parla della regola che s’è inventato a giugno dell’anno scorso, per sostituire la figura dell’unico gip, il giudice delle indagini preliminari che dà il via libera a un arresto (oppure lo respinge), con un collegio di tre giudici. Per questo gli servono 250 magistrati in più. Ma non ci sono i soldi per assumerli. Se ne parlerà, se va bene, tra due anni. E nel frattempo quanti altri detenuti dovranno morire per far sì che un ministro della Giustizia e un capo delle carceri si assumano la responsabilità anche solo di provare a evitare che i suicidi vadano avanti? Invece Nordio, che li considera “inevitabili”, vagheggia ancora caserme da riadattare. Ne parla da un anno, ma di caserma in funzione per ospitare detenuti non se n’è vista neppure una…