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di Mario Di Vito

Il Manifesto, 21 novembre 2023

Arrivano in Senato le modifiche al Codice Rosso, ma in un anno i fondi sono stati tagliati del 70%. Domani il ministro della Giustizia Carlo Nordio si presenterà davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sui femminicidi. Un appuntamento annunciato la settimana scorsa ma che, dopo la vicenda di Giulia Cecchettin assume un valore diverso. Lo stesso giorno, peraltro, come annunciato dalla premier Meloni, in Senato arriverà la revisione del Codice Rosso contro la violenza sulle donne, con una serie di misure che in linea teorica dovrebbe contribuire a farlo funzionare meglio: dal braccialetto elettronico alla distanza minima di avvicinamento, fino alla cosiddetta vigilanza dinamica.

Aggiustamenti che si chiedono da quando il Codice Rosso è entrato in vigore, anche se ormai rischiano di risultare insufficienti dal momento che, come ha segnalato Action Aid appena una settinama fa, in un anno i fondi sulla prevenzione della violenza di genere sono stati tagliati del 70%, passando dai 17 milioni del 2022 ai 5 milioni attuali. Ad aumentare, in compenso, sono stati quelli in risposta alla violenza subita, ma, anche qui, manca un passaggio: il dpcm sui finanziamenti alle case rifugio per l’anno corrente non è mai stato firmato, nonostante sia passato quasi un anno dalla legge di bilancio che li ha stanziati.

La generale sottovalutazione del tema passa anche per altri dettagli: la commissione sul femminicidio che domani ascolterà Nordio è stata sì formata lo scorso febbraio (è stata anche ampliata, divenendo bicamerale con 36 componenti), ma ha eletto la sua presidente (Martina Semenzato di Noi Moderati) soltanto a luglio, con poche riunioni sin qui svolte e nessun documento prodotto: l’ultimo infatti è dell’11 novembre 2021, quando al governo c’era Mario Draghi, e affrontava la questione della “risposta giudiziaria” negli anni 2017 e 2018.

Intervistato dal Corriere della Sera di ieri, il meglio che è riuscito a dire Nordio sul tema dei femminicidi e delle violenze contro le donne riguarda l’imminente preparazione di “un opuscolo con una grafica molto comprensibile da diffondere in scuola, social e posti di lavoro” per evidenziare i cosiddetti “reati spia”, cioè dei “sintomi di un aggravamento di violenza”. Una pratica mutuata dalla lotta alla mafia. Per il resto, dice Nordio, nuove norme sarebbero al massimo “utili” ma di certo “non risolutive”: un modo per mettere le mani avanti e non esporsi troppo sul tema, anche perché nell’ultimo anno il governo ha affrontato le varie urgenze più o meno dettate dalla cronaca (i rave, le baby gang, il borseggio, le truffe agli anziani) sempre allo stesso modo: mettendo mano al codice penale.

Ora nella maggioranza giurano che su questo tema non agirà in questo modo. Ma non si capisce bene quale sia la linea generale: quando si è discusso dell’adesione dell’Ue alla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti.