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di Francesco Machina Grifeo

Il Sole 24 Ore, 9 novembre 2023

Il ministro al question time della Camera: “La riforma non soltanto tenderà ad abbreviare i processi ma a evitare che una persona resti sotto la graticola della giustizia per un tempo indeterminato e indefinito”. “La lentezza del processo penale è intollerabile” e superarla è “una delle nostre priorità. Stiamo intervenendo con correttivi sul decreto Cartabia, ma soprattutto abbiamo istituito una Commissione che nei prossimi sei mesi provvederà a redigere un n uovo progetto di codice di procedura penale. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, rispondendo oggi al question time della Camera.

Il deputato interrogante Pino Bicchielli (Noi Moderati) ha ricordato che la durata totale di un processo penale nel 2022 è stata stimata intorno ai quattro anni e mezzo che in alcuni fori soprattutto nel Mezzogiorno arriva anche a superare i sei anni. Un dato questo che parrebbe almeno parzialmente superato dal monitoraggio pubblicato ieri da Via Arenula , relativo al primo semestre 2023, secondo cui la durata media di un processo penale, in tutte le sue fasi, è scesa al di sotto della soglia dei mille giorni, in linea con l’obiettivo finale concordato con la Commissione europea, consistente nella iduzione del 25% della durata dei processi penali entro giugno 2026.

Per Bicchielli il cittadino “rischia di subire un processo interminabile a causa di un utilizzo semplicistico delle proroghe dei tempi delle indagini e delle lungaggini derivanti da eventuali incompetenze territoriali”, per il quale esiste ora il rinvio pregiudiziale in Cassazione previsto dalla riforma Cartabia.

“Justice delayed, justice denied, dicono gli americani” ha proseguito Nordio dicendo di essere d’accordo e anzi di voler andare oltre. “È vero però - ha spiegato - che la riforma mirava e mira ad evitare che certi processi nascano malati per incompetenza e vengano poi travolti da una sentenza di incompetenza che li fa ripartire da capo. Quindi si tratta di una specie di giudizio preventivo che effettivamente rischia, nella fase preliminare, di allungare i processi, ma che nel complesso potrebbe ridurne la durata”. In ogni caso, ha proseguito, anche questo è oggetto di monitoraggio “e faremo i conti alla fine se valga la pena di mantenerla oppure di rivederla”.

“Il codice di procedura penale, ha aggiunto, è un elemento che deve essere omogeneo, non può essere ritoccato mattone a mattone, ma deve essere rifatto secondo criteri di sistematicità”. “Esistono varie ragioni - ha poi affermato Nordio - per le quali il nostro processo e soprattutto le indagini preliminari sono estremamente, intollerabilmente lunghe nei confronti di una persona. È il principio che noi chiameremmo di clonazione del processo. Quando il pubblico ministero termina un’indagine chiede l’archiviazione e magari la ottiene, mantiene nel suo ufficio una piccola parte di quel fascicolo - cosiddetto “clonato” - e riprende le indagini sulla stessa persona”.

“Questa - ha concluso Nordio - è una situazione illogica e intollerabile che nella riforma che noi stiamo progettando del nuovo codice di procedura penale, non soltanto tenderà ad abbreviare i processi ma a evitare che una persona resti sotto la graticola della giustizia per un tempo indeterminato e indefinito”.