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di Francesco Grignetti

La Stampa, 18 gennaio 2024

Il Guardasigilli in Parlamento: “Carceri sovraffollate ma la situazione non è tragica. Oggi i poteri del pubblico ministero sono incompatibili con il dettato costituzionale”. Si dice Carlo Nordio, si intende il nuovo “toro scatenato”. In Parlamento ieri la Relazione del ministro sullo stato della giustizia è stato un continuo fuoco d’artificio. Impossibile anche solo elencare i campi dove il Guardasigilli sta operando o dove intende andare. Di sicuro non ha rinunciato alla riforma di rango costituzionale per la separazione delle carriere, anche se lui stesso ora non sa se ce la farà. “Non andremo alle calende greche, ma speriamo di avere il tempo”.

Intende dopo il premierato. E poi: ridurre le intercettazioni, mettendo una specie di numero chiuso con il budget prefissato; ridimensionare i poteri dei pm, cresciuti a dismisura dopo la riforma Vassalli del 1988; farla finita con la “autoflagellazione” sulla corruzione, perché le statistiche sono sbagliate e prendono in esame le “percezioni” e non i dati oggettivi; introdurre severi paletti garantisti quando vengono sequestrati gli smartphone. Infine uno sfogo sulla abolizione del reato di abuso d’ufficio. “Una bufala che l’Europa ce lo chieda”.

A Nordio, in fondo, piace il ruolo del castigamatti. Specie se può prendersela con i suoi ex colleghi. “La separazione delle carriere viene associata a un inevitabile assoggettamento - scusate il bisticcio di parole - al potere esecutivo... Però il problema esiste, perché i poteri del pubblico ministero oggi sono poteri incompatibili con la struttura costituzionale che è stata data loro. Quando è stata elaborata la Costituzione, quasi 80 anni fa, nessuno avrebbe pensato che avremmo avuto, 40 anni dopo, un codice accusatorio, elaborato dal professor Vassalli, che è stato modellato sul sistema anglosassone. Nel sistema anglosassone la separazione delle carriere è consustanziale alla struttura del processo”. La soluzione che il ministro ha in mente è una radicale riscrittura del codice, al termine del quale il pm avrà molti poteri in meno rispetto ad oggi. E comunque sulla separazione delle carriere in Parlamento si sta coagulando una maggioranza molto ampia, con il destra-centro e l’ex Terzo Polo. Al punto che il governo ha appoggiato, caso unico, una risoluzione di Azione, che preme in tal senso.

Sulla corruzione, intende sfidare l’opinione corrente. “Ad Atlanta, a margine della Convenzione di Merida e della lotta all’anticorruzione, l’Italia ha proposto una risoluzione, che è stata accettata, in cui il criterio di percezione della corruzione è stato completamente mutato. Il nostro Paese figurava e figura agli ultimi posti come affidabilità per quanto riguarda la corruzione. Ma in base a un dato sbagliato”. Secondo il ministro, quando si cambieranno i sistemi di calcolo, e si prenderanno in esame solo i dati oggettivi, denunce e condanne, l’Italia farà un figurone. “Abbiamo spiegato che i criteri di corruzione percepita non corrispondono affatto a quelli della corruzione reale. E il nostro modo di autoflagellarci continuamente, come se fossimo un popolo di corrotti”.

Quanto alla “autoflagellazione, Nordio amerebbe anche non sentire più troppe lagne sullo stato delle carceri. “Fatte le statistiche con gli altri Paesi, anche qui ci siamo autoflagellati perché il coefficiente di sovraffollamento delle carceri, che purtroppo è un fardello di dolore che grava su tutti i Paesi, non vede affatto l’Italia nei posti peggiori. L’Italia, semmai, sta tra i primi posti per trattamento umanitario dei detenuti. Questo non toglie, per l’amor del cielo, nulla al fatto che siamo perfettamente consapevoli della situazione critica”.

In conclusione, il ministro difende anche convintamente l’abolizione del reato di abuso d’ufficio. E a chi gli brandisce contro le Convenzioni internazionali oppure la Direttiva europea in itinere, sventola i testi della Convenzione, cita il passaggio dove ci si rimette alla valutazione degli Stati aderenti, e conclude trionfante: “Il fatto che la Convenzione di Merida dica che noi dobbiamo farlo è una sciocchezza colossale”.

Sono però i suoi ex colleghi magistrati dell’Anm a temere di perdersi per strada un reato-spia. Apriti cielo. “Questa stravaganza giuridica non meriterebbe nemmeno di essere presa in considerazione, perché il “reato spia” è un’astrazione concettuale ingannevole e pericolosa”. Un altro ex magistrato passato con il M5S, la pensa in modo diametralmente opposto: “È inquietante - dice Federico Cafiero De Raho - il vostro progetto: indebolite le intercettazioni e la lotta alla corruzione; abolite l’abuso d’ufficio e così rendete leciti i favoritismi”. Ed è lapidaria Anna Rossomando, Pd: “La riforma Nordio della giustizia non esiste. Non capiamo perché questo governo ha approvato una serie di interventi che mettono sabbia negli ingranaggi”.