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di Liana Milella

La Repubblica, 16 novembre 2023

In Campidoglio il Guardasigilli rilancia la sua idea. Per Bernardini è “una proposta naïf”. Magi: “Case territoriali di reinserimento sociale”. Il carcere di Regina Coeli, che ospitò Pertini e Saragat, trasformato in un museo. Le caserme dismesse, al posto delle prigioni, per i detenuti con pene lievi. Il Guardasigilli Carlo Nordio, in Campidoglio a Roma, interviene all’ennesimo convegno, questa volta dedicato ai vent’anni di Garante di Roma capitale. E ripete quello che ormai va dicendo da un anno, alleggerire il peso dei detenuti nelle carceri. Peccato che le sue norme e quelle di tutto il governo Meloni - dal decreto Rave al decreto Cutro al decreto Caivano - vanno proprio tutte nella direzione opposta di aumentare a dismisura le pene, e di conseguenza anche i detenuti.

Ma vediamo la sua ultima proposta da storico della giustizia. La racconta così: “C’è un problema a Roma: ho visitato Regina Coeli, un edificio quasi incompatibile con una struttura carceraria moderna, ma intoccabile per storia e pregio architettonico”. E poi naturalmente ecco un po’ di storia, quella in cui Nordio è particolarmente bravo: “Vi furono detenuti partigiani, resistenti, persone poi fucilate dai nazisti. C’è l’ala dove furono detenuti Pertini e Saragat”. Ed eccoci alla sua idea, da storico appunto più che da ministro: “Questi luoghi andrebbero trasformati in musei, perché ora sono incompatibili con una moderna concezione dell’esecuzione della pena, sia per la polizia penitenziaria che per i detenuti. Andrebbero trasferiti quei detenuti che non necessitano di continuità territoriale con gli uffici giudiziari romani in altre carceri, che però soffrono anche loro di sovraffollamento. Per questo bisogna utilizzare strutture compatibili e in tempi brevi”.

Stiamo parlando di un carcere, quello di Regina Coeli, che secondo i dati dello stesso ministero della Giustizia aggiornati a giugno, è occupato da 992 detenuti rispetto ai 628 posti regolamentari. La polizia penitenziaria vede un organico di 359 persone effettive su un organico di 516, il personale amministrativo dovrebbe essere di 47 persone e ce ne sono 33. Gli educatori effettivi sono soltanto tre rispetto agli 11 previsti. Le celle sono 323, le docce 150, c’è un solo bidet, sei le sale colloqui, un teatro, quattro biblioteche, un locale di culto. Il lavoro in carcere? Solo una lavanderia che occupa 36 persone.

I numeri del sovraffollamento - Niente di nuovo sotto il sole nella politica penitenziaria di Carlo Nordio. Sta parlando di caserme dismesse ormai da mesi. Nel frattempo la situazione delle carceri è quella che è. E merita guardare alcuni dati raccolti dalla presidente di Nessuno tocchi Caino Rita Bernardini. Che Nordio non ha voluto nominare Garante dei detenuti preferendole il meloniano Felice Maurizio D’Ettore.

Al 30 settembre in 189 istituti, con una capienza regolamentare di 51.285 posti, di cui 3.640 inagibili e 47.645 effettivi, i detenuti presenti erano 58.987, con un sovraffollamento del 124%. Ben 57 istituti sono privi del direttore titolare, in 43 i direttori dirigono più istituti, nella pianta organica gli educatori dovrebbero essere 905, ce ne sono 785, ogni educatore ha quindi in carico 75 detenuti. Gli agenti in pianta organica sono 41. 595, effettivi 31.704. Non va meglio con il personale amministrativo, pianta organica da 4.045 persone, presenti 3.196. Né tantomeno con i magistrati di sorveglianza, dal Csm si apprende che ne sono disponibili 246, di cui effettivi 212, i presidenti di tribunale di sorveglianza sono 29 ma ne manca uno.

Magi: vita alle Case di reinserimento sociale - Giusto una settimana fa, il segretario di +Europa Riccardo Magi, con una conferenza stampa alla Camera, aveva lanciato la sua proposta, e cioè istituire le “Case territoriali di reinserimento sociale” che aveva illustrato così: “Strutture alternative al carcere, volte ad accogliere tutti i detenuti e le detenute che stanno scontando una pena detentiva anche residua non superiore a 12 mesi. Al 31 dicembre 2022 si trattava di oltre 7.200 persone in carcere, attualmente in aumento, che sarebbero destinatari di questa riforma” E ancora: “In queste nuove strutture, di capienza limitata, compresa tra cinque e quindici persone, che sarebbero istituite d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, sentiti i Comuni, sarebbe concretamente possibile dare attuazione al principio costituzionale della finalità rieducativa della pena, con lavori di pubblica utilità e progetti che coinvolgano figure di educatori, psicologi e assistenti sociali, e altre attività cogestite con enti del Terzo settore”. L’idea è condivisa da Pd, Avs, Azione, tant’è che rispettivamente, assieme a Magi e a Benedetto Della Vedova, alla conferenza stampa avevano partecipato Deborah Serracchiani e Federico Gianassi per il Pd, Enrico Costa di Azione, Luana Zanella e Devis Dori di Alleanza Verdi-Sinistra. Ma non risulta che Nordio abbia espresso su questa ipotesi un suo parere.

Bernardini: da Nordio una proposta naif - Ma ecco il commento a caldo di Rita Bernardini. “Il Guardasigilli Nordio, anche oggi, fa affermazioni interessanti che mi auguro trovino presto quel riscontro che fino ad oggi non si è visto. È facile dire che bisogna chiudere Regina Coeli, più difficile è farlo: dove li mettiamo oltre mille detenuti assicurando loro la continuità territoriale che significa non mandarli lontani dalla famiglia e dagli affetti? Fra l’altro, tutte le carceri del Lazio sono sovraffollate, e molto”.Dice ancora Bernardini. “È naif la soluzione delle “caserme dismesse” da utilizzare per i reati meno gravi (non c’è ministro della Giustizia che non lo abbia proposto): a parte i riadattamenti strutturali, bisogna vedere i tempi che richiederanno. E poi: con quale personale intende farlo? Il problema è che bisogna intervenire subito sul sovraffollamento - incompatibile afferma giustamente il Guardasigilli con la funzione risocializzante della pena - e noi di Nessuno tocchi Caino, con Roberto Giachetti, abbiamo presentato due proposte di legge che devono essere immediatamente calendarizzate, se veramente si intende fare qualcosa”. Conclude Bernardini: “Mi piace il ministro Nordio quando parla di carcere come strumento obsoleto che richiede profonde riforme indirizzando l’esecuzione penale sulle misure alternative. Quello che constato però è che ciò che è stato fatto finora va in altre direzioni. Aver diminuito le telefonate a una a settimana e essere tornati alla chiusura della maggior parte delle sezioni costituisce una colpevole regressione del trattamento risocializzante che deve prevedere più lavoro, più scuola, più cultura e più sport”.