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agi.it, 22 febbraio 2024

“Nessuno, a partire dalle donne, si abbandoni alla mancanza di speranza quando è ristretto in carcere. Anche con una leale e solidale collaborazione tra pubblico e privato possiamo concretamente affrontare i tanti bisogni del mondo penitenziario, a cominciare da quello fondamentale della salute fisica e psichica, che è il nucleo essenziale della dignità umana”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio in occasione della presentazione del documentario ‘Together’, scritto da Vanessa Collini Sermoneta e diretto da Donato Sileo, nato dal progetto di Atena Donna per la prevenzione e gli screening nelle case circondariali. Il documentario è stato girato, grazie a Rai Cinema, nella casa circondariale di Pozzuoli e dà voce alle detenute che hanno deciso di raccontarsi e spiegare in che misura un progetto che mira al benessere psico-fisico può portare nel quotidiano a una qualità di vita migliore.

“Raccontare progetti rivolti al quotidiano benessere-psicofisico della popolazione detenuta - afferma il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo - costituisce una testimonianza importante di ciò che viene realizzato nelle carceri attraverso l’impegno quotidiano di personale e operatori. Su questo il Dap sta concentrando energie e risorse. In questo senso accogliamo con gratitudine il prezioso contributo di cui da anni la Fondazione Atena si fa interprete all’interno dei nostri istituti”.

Carla Vittoria Maira, presidente di Atena Donna, ha rilevato che “il tempo è la cosa più preziosa cha abbiamo: durante il lockdown ho fatto questa riflessione e ho pensato che potesse diventare un’opportunità per le donne ristrette fare in modo che il tempo che hanno a disposizione diventi l’occasione per investire su sé stesse anche soprattutto pensando alla propria salute e quindi al proprio futuro”.

Dal settembre 2022, nella casa circondariale di Pozzuoli, con il professor Raffaele Landolfi, internista ematologo docente presso l’Università del Sacro Cuore di Roma, è iniziato il progetto dei Gruppi-Benessere formati in collaborazione con lo staff medico della struttura penitenziaria.

“Nella condizione di reclusione, come in altre situazioni stressanti - spiega il professor Landolfi - il rischio è che il disagio psicologico inneschi peggiori comportamenti negativi per la salute. Fumo e alimentazione, ad esempio, spesso vissuti come gratificazioni utili ad alleviare il disagio, creano in realtà ulteriore malessere, alimentando una spirale negativa che invece il percorso benessere ha l’ambizione di invertire”.