sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Barbara Jerkov

Il Messaggero, 5 aprile 2024

Il Consiglio dei ministri ha deciso che il test psicoattitudinale per i magistrati partirà anche in Italia dal 2026. Decisione che, stando ai sondaggi, vede il 37,1% degli italiani d’accordo. Un altro 22% vorrebbe addirittura estendere questi test a chiunque ricopra un incarico di responsabilità in politica o comunque nel settore pubblico.

Eppure l’Anm protesta, parla di mossa inutile e punitiva. Cosa risponde ministro Nordio?

“In realtà il sondaggio è ancora più severo, perché un ulteriore 16% auspica un rimedio ben più incisivo, cioè la responsabilità civile dei magistrati. Quindi più di due terzi degli interpellati sono sulla nostra linea. Questa percentuale coincide con quella risultante da altri sondaggi: che la magistratura non gode più della fiducia della maggioranza dei cittadini. E lo dico con dolore: quando ho iniziato a indossare la toga, l’80% era con noi”.

E dunque?

“Dunque è assai grave che i magistrati protestino per un test che peraltro ci è stato suggerito dalle commissioni di Camera e Senato e che ormai è obbligatorio per chiunque, pubblico o privato, rivesta cariche importanti. Faccio due esempi. Primo: il pm è capo della polizia giudiziaria, per la quale il test è obbligatorio; secondo: i magistrati hanno il porto d’armi di diritto, mentre il cittadino comune, per ottenerlo, deve sottoporsi a esami rigorosi. Basterebbe questo per chiudere l’argomento. In realtà il test è previsto per i magistrati in molti paesi, vista la delicatezza del loro compito. E sono lieto che un grande giurista come Sabino Cassese si sia dichiarato favorevole. Speriamo che i magistrati leggano bene il decreto, temo che fino ad ora abbiano discusso sul sentito dire. Se poi, come minaccia l’Anm, rispondessero con uno sciopero, gli italiani non li capirebbero. Riesumerebbero le vecchie polemiche, in parte infondate, che i giudici sono pagati troppo, lavorano poco e non rispondono a nessuno. Critiche, ripeto, ingiuste, ma purtroppo radicate. E la loro protesta sarebbe vista come l’ennesima reazione di una casta corporativa”.

Avete già stabilito come si procederà in concreto? Si è parlato di un coinvolgimento del Csm nella procedura: vuole spiegarcela?

“Tutta la procedura sarà gestita dal Csm, e già questo basterebbe a eliminare ogni sospetto di ingerenza governativa. Nelle commissioni esaminatrici ci sarà sempre un docente universitario esperto del settore. La procedura, i test, e la valutazione, saranno decisi dalla Commissione, presieduta da un magistrato. Dopo il superamento della prova scritta, il candidato eseguirà il test, probabilmente scritto, seguito da un colloquio durante la prova orale, esattamente come per la verifica di conoscenza di una lingua straniera. Il giudizio finale sarà affidato alla Commissione. Non vedo proprio dove sia l’umiliazione del candidato e tantomeno della magistratura”.

Nei giorni scorsi si è molto scritto del cosiddetto “Test Minnesota”, messo a punto nel 1942 e tutt’ora in uso anche nella selezione del personale di aziende private. Ma non è l’unico dei test psicodiagnostici esistenti, senza contare che, per come è formulato, c’è chi teme che potrebbe essere falsato dando risposte non veritiere a domande come “A volte provo un forte impulso a fare qualcosa di dannoso o sconveniente: vero o falso”. Avete già ipotizzato quale metodo verrà adottato per le nostre toghe?

“Come ho detto sarà la Commissione a decidere la procedura dei test. Il Minnesota, opportunamente aggiornato, è considerato tra i più affidabili. Ma può esser sostituito o integrato da altri. Lo decideranno il Csm e la Commissione”.

Visto che nel sondaggio di cui parlavamo c’è chi vorrebbe che lo stesso test venisse esteso anche ad altre cariche pubbliche, qual è il suo parere?

“Di fatto accade già. Per le cariche più investite di responsabilità, come le forze dell’ordine, può durare anche tre giorni. Se poi si vuole estenderlo a tutti, ben venga”.

Venendo agli altri temi caldi in materia di giustizia, tra le riforme istituzionali annunciate dal governo la separazione delle carriere aveva un posto d’onore. È realistico che si arrivi a un primo sì prima delle elezioni europee? E avete già pensato a come evitare di sommare due referendum costituzionali visto che ci sarà anche quello del premierato?

“La separazione delle carriere è nel nostro programma, e tra aprile e maggio presenteremo il disegno di legge costituzionale. I tempi, rispetto a quello sul premierato, sono ancora da decidere, ma saranno brevi. Comunque, poiché la maggioranza è solida e la legislatura durerà 5 anni, il tempo per entrambe le riforme ci sarà”.

Un altro dei capisaldi del fronte più garantista è il superamento dell’obbligatorietà dell’azione penale. Forza Italia chiede una legge che detti i criteri per la priorità delle procure come previsto dalla riforma Cartabia. Rientra nella sua agenda?

“Anche qui è necessaria una riforma costituzionale. In teoria l’obbligatorietà dell’azione penale è un principio giusto, perché assicura l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Ma in pratica da sempre è diventata discrezionale, anzi arbitraria, perché i pm indagano quando, come e chi vogliono, scegliendo secondo convenienza tra le migliaia di fascicoli che gestiscono. La soluzione più ragionevole sarebbe la definizione di un criterio di priorità affidato a un organo trasparente e responsabile. La commissione bicamerale di D’Alema, 25 anni, fa l’aveva individuato nel Parlamento. L’importante è che tutte le procure si comportino allo stesso modo, mentre oggi ciascuna va per conto suo”.

Il sovraffollamento delle carceri resta un’emergenza per il nostro Paese. Il Senato ha appena approvato un pacchetto di misure da lei voluto che prevede tra le altre cose un iter più garantista per la carcerazione preventiva. È una risposta anche ai ripetuti appelli dello stesso presidente Mattarella?

“Certo. Il 20% dei carcerati è in detenzione preventiva. I rigorosi paletti che il cosiddetto ddl Nordio ha posto per entrare in prigione prima del processo ridurrà questa percentuale. Il provvedimento sarà approvato definitivamente tra pochi giorni, ma naturalmente non basta. Bisogna intervenire sui tempi dei processi, e soprattutto sulla detenzione differenziata dei tossicodipendenti. Quanto ai suicidi, ho appena firmato un decreto che stanzia per quest’anno 5 milioni di euro aggiuntivi per potenziare il servizio di assistenza psicologica ai carcerati. E’ una cifra che raddoppia lo stanziamento precedente. Stiamo lavorando molto anche sull’edilizia carceraria, anche se qui i tempi sono più lunghi”.