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di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 18 gennaio 2024

La relazione del ministro. La separazione delle carriere sarà attuata “non alle calende greche”, riflettendo su un principio: “Conferire poteri immensi al pm come capo della polizia giudiziaria mantenendo i poteri che ha, senza essere controllato, è un pericolo”. Carlo Nordio, nella relazione annuale al Parlamento, annuncia le linee di intervento che dovrebbero risolvere i problemi di una giustizia con un “buco di 1.400 magistrati” e del 40% di personale amministrativo. E si sofferma sulla riforma costituzionale chiesta con forza da FI con un’argomentazione che non piace all’Associazione nazionale magistrati: “Le parole del ministro tradiscono un’intenzione recondita: la voglia di ridimensionare i poteri del pm, che definisce “immensi” e invece sono sottoposti a continui controlli del procuratore e del giudice”, denuncia il segretario Anm, Salvatore Casciaro. E spiega: “Finora si era detto che la riforma intendeva rendere terzo il giudice. Ora invece si annuncia un controllo che, con l’introduzione della discrezionalità dell’azione penale già annunciata, non potrà che essere il controllo della politica”.

Nordio promette una “giustizia più rapida ed efficiente” e, nel giorno in cui in commissione si chiude l’esame del suo ddl di riforma che ora passerà all’aula, annuncia vari provvedimenti. A partire da una revisione del “sistema obsoleto” dei reati della Pubblica amministrazione, come l’abuso d’ufficio già in via di abolizione al Senato: confida di far risalire l’Italia nella graduatoria sulla corruzione, convincendo i nostri partner che “i criteri di corruzione percepita non corrispondono a quelli reali”.

Punta a fermare il “nuovo barbaro medioevo reso più sinistro e duraturo da limiti e risorse della tecnologia” con limiti al comparto delle intercettazioni, captazioni con il trojan e sequestro dei cellulari. Restrizioni iniziate già con la “legge bavaglio” che vieta di pubblicare anche stralci delle intercettazioni contenute nelle ordinanze e con il ddl atteso in aula al Senato che vieta di pubblicare colloqui e nomi di terzi non indagati. Nordio sottolinea i costi (“fuori controllo”) delle intercettazioni e torna a chiedere: “Credete che la mafia parli col telefonino se deve fare un attentato?”, anche se chi arrestò Matteo Messina Denaro sottolineò l’importanza delle intercettazioni anche di non indagati.

Difende la nuova prescrizione, che ieri ha avuto il via libera del Csm con la richiesta di una norma transitoria. Punta sulla digitalizzazione del processo, avviata ma, secondo l’Anm, bloccata nelle procure e nei tribunali da un sistema informatico nato per il processo civile, riadattato male a quello penale. E annuncia per febbraio i decreti correttivi alla riforma penale e a breve quelli alla riforma civile. Più modifiche al codice di procedura penale per ridurre la popolazione carceraria: intervenendo sulla carcerazione preventiva e ribadendo l’impegno a utilizzare le caserme come penitenziari.

La maggioranza vota, oltre alla propria risoluzione, anche quella formulata da Azione, Iv e + Europa. Il Guardasigilli lascia l’Aula, insieme a tutta la maggioranza tranne i leghisti Bongiorno e Romeo, dopo le accuse del senatore M5S Roberto Scarpinato (dà “impulso a una nuova politica criminale”). Nordio si attira l’opposizione del Pd e la dura protesta del M5S anche con l’ex capo della Dna Federico Cafiero De Raho: politica di “favore alle mafie”. Parole che costano all’ex pm la censura del vicepresidente FI della Camera Giorgio Mulè.