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di Enrico Franceschini

La Repubblica, 9 gennaio 2024

L’autore di una delle peggiori stragi di civili avvenute al mondo ha fatto causa alle autorità del proprio Paese per mettere fine all’isolamento carcerario a cui è sottoposto, sostenendo che gli causa depressione e istinti suicidi. Nel 2011 Anders Breivik uccise con una bomba e a fucilate 77 persone, fra i partecipanti a un festival giovanile del partito laburista norvegese sull’isola di Utoya. Considerato un fanatico terrorista di estrema destra, nel 2012 è stato condannato a ventun anni di carcere, la pena massima in Norvegia, tuttavia rinnovabile di cinque anni in cinque anni allo scadere della sentenza, fintanto che la giustizia lo riterrà socialmente pericoloso.

A un’udienza che si è svolta stamane a Oslo, attraverso i propri legali Breivik ha denunciato lo Stato norvegese affermando che le condizioni in cui è rinchiuso lo spingono al suicidio e alla dipendenza da farmaci antidepressivi come il Prozac, violando i suoi diritti umani. “È in isolamento da dodici anni”, ha dichiarato il suo avvocato, Oeystein Storrvik. “Per tutto questo tempo ha potuto avere contatti soltanto con medici, legali, personale della prigione, non con altri detenuti”. Indossando un abito nero, cravatta marrone e camicia bianca, il carcerato era presente all’udienza, che si è svolta nella palestra della prigione a nord-ovest della capitale in cui sconta la pena, ma non ha detto niente.

Procuratori che rappresentavano il ministero della Giustizia hanno replicato Breivik deve essere tenuto separato dagli altri prigionieri perché continua a porre una minaccia alla sicurezza di chiunque gli viene vicino. Il terrorista, 44 anni, è alloggiato in una sezione speciale del carcere di massima sicurezza di Ringerike. La sua cella comprende una cucina, una stanza per la tv e un bagno. Ha il permesso di tenere con sé tre pappagallini come animali domestici che possono volare liberamente dentro e fuori dalla sua area di detenzione. Una decisione riguardo alla sua richiesta non è stata immediatamente resa nota, ma già in passato una richiesta analoga è stata respinta.

Il massacro di cui si rese colpevole è stato il peggiore eccidio in tempo di pace nella storia moderna della Norvegia. Uccise otto persone con una bomba e poi altre 69 con un fucile automatico: una carneficina che ha scioccato il suo Paese e l’Europa intera. In un manifesto che aveva pubblicato online nel giorno della strage si descriveva come mosso da sentimenti anti-islamici e anti-femministi. Inizialmente giudicato schizofrenico, è stato poi riconosciuto sano di mente da una successiva perizia psichiatrica. Non ha fatto appello alla sentenza, affermando di non riconoscere l’autorità della Norvegia a giudicarlo.