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di Simonetta Selloni

La Nuova Sardegna, 4 febbraio 2024

C’era grandissima emozione ieri mattina, nella rotonda davanti al carcere di Badu e Carros, carcere in questi giorni colpita da nuova notorietà per la cattura del boss Raduano, che da qui era scappato lo scorso anno. Ma Badu ‘e Carros è diventato anche il simbolo di una speranza per chi è rimasto indietro nel cammino della vita, imbrigliato in meccanismi di difficoltà che lo hanno portato dietro le sbarre. Ed è proprio nel simbolo del cammino, in questo caso quello di Bonaria, che ieri è stata benedetta la prima pietra di sosta di un cammino collocata davanti a un penitenziario.

La pietra con la scritta “Siste viator”, ossia “fermati, pellegrino”, è il simbolo di un progetto che per la prima volta nell’isola cercherà di utilizzare il Cammino come strumento e occasione di ripartenza per la rinascita sociale di alcuni detenuti, laddove la normativa lo consenta. In concreto, l’associazione “Il Cammino di Bonaria” ha avviato un dialogo con la direzione del carcere minorile di Quartucciu, per proporre il Cammino come alternativa alla “messa alla prova” per i minori sotto processo. Un’esperienza che nella penisola ha un precedente, in Veneto, con il Cammino di Santiago.

Lo ha spiegato il presidente del Cammino, Antonello Menne, non senza commozione perchè questa cerimonia arriva con quasi quattro mesi di ritardo. Avrebbe dovuto svolgersi il 21 ottobre scorso, ma il terribile incidente costato la vita alla direttrice del penitenziario, Patrizia Incollu, aveva fatto saltare l’evento. “Patrizia Incollu credeva molto in questo progetto, e lo portiamo avanti anche in sua memoria”, ha sottolineato Menne. Il cappellano del carcere, don Giampaolo Muresu, ha benedetto la pietra, cerimonia alla quale hanno assistito anche una decina di reclusi della casa di lavoro di Mamone, accompagnati dall’associazione Icaro; c’erano la direttrice di Badu e Carros Marianna Madeddu, la garante dei diritti dei detenuti Giovanna Serra, le associazioni Kolbe, “Ut unum sint” e l’associazione diocesana Adi che operano nel penitenziario, e i rappresentanti dell’amministrazione comunale di Nuoro.

E c’era anche un detenuto del carcere di Badu ‘e Carros, perchè le vie del Cammino sono articolate e sulla possibilità che i detenuti già in regime di semilibertà possano accedervi, erano state avviate interlocuzioni anche con la direttrice Incollu. A tutti è stata regalata la maglietta del Cammino di Bonaria, un percorso di 350 chilometri attraverso 14 tappe che si snoda dalla chiesa di San Simplicio a Olbia per arrivare alla basilica di Nostra Signora di Bonaria a Cagliari. Alla cerimonia è seguita la messa in carcere, ma anche momenti di incontro, condivisione. “Si sono create condivisioni, fuori dal carcere non c’è solo un mondo ostile ed è quello che è importante far comprendere. Il Cammino è una prova di responsabilità, per tutti”, ha sottolineato Menne. Il prossimo appuntamento è il 5 aprile, nel carcere minorile di Quartucciu.