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L’Unione Sarda, 5 ottobre 2023

Il Comitato per la sicurezza convocato dal prefetto Dionisi. Sul tavolo anche le difficili condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari. Pochi agenti e problemi strutturali: così il carcere di Nuoro diventa un caso. Ieri mattina il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica è stato convocato dal prefetto Giancarlo Dionisi all’interno di Badu e Carros per discutere delle problematiche denunciate dai sindacati degli agenti penitenziari nelle scorse settimane. E i dossier sull’emergenza ora avranno una corsia preferenziale per arrivare sul tavolo del ministero della Giustizia.

Presente alla riunione anche la direttrice del carcere, Patrizia Incollu. Tra i temi all’ordine del giorno la carenza del personale penitenziario (attualmente sono solo 60 gli agenti in servizio) e le lacune strutturali dell’edificio che necessita di una ristrutturazione. Criticità che, nel febbraio scorso, hanno portato all’evasione del boss della mafia garganica Marco Raduano, tuttora latitante. Nel corso dell’incontro si è anche parlato della massiccia presenza di detenuti della criminalità organizzata e mafiosa e della possibilità di richiedere dei trasferimenti.

“Nei prossimi giorni mi farò portavoce di queste istanze con il ministero della Giustizia - ha spiegato il prefetto - Ma, d’accordo con le forze dell’ordine e con la procura, rafforzeremo l’attività informativa e investigativa con la costituzione di una task force coordinata dal Questore di Nuoro, dai colleghi dell’Arma e della Polizia Penitenziaria e il coordinamento dalla procura di Nuoro e dalla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari”.

Durante l’incontro sono state approfondite le questioni legate al numero (esiguo) di agenti penitenziari e anche i problemi strutturali dell’edificio, che necessita di una seria ristrutturazione. “Nel carcere è necessario anche un avvicendamento di detenuti della criminalità organizzata e mafiosa”, spiega il prefetto, sottolineando il pericolo di infiltrazioni mafiose in Barbagia “legate alla presenza dei parenti che diventano stanziali sul territorio fino ad alimentare possibili saldature col crimine sardo”.