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di Liana Milella

La Repubblica, 4 dicembre 2023

Il ministro sceglie il silenzio, sgarbo ai presidenti delle Corti d’Appello. L’input di Azione e Forza Italia per non toccare la riforma sui processi. Carlo Nordio non risponde neppure, uno sgarbo istituzionale a tutti gli effetti. Forse perché sa già che sulla nuova prescrizione voluta da Azione e Forza Italia deve obbedire ai partiti e non ha margine d’autonoma iniziativa. Su una norma transitoria per un avvio soft dell’ennesima legge sul tempo concesso alle toghe per chiudere un processo la sua maggioranza non è disposta a fare alcuna apertura di credito ai presidenti delle 26 Corti d’Appello italiane. Che - come ha raccontato Repubblica sabato - hanno scritto al Guardasigilli che, pur sempre loquace, questa volta tace, forse distratto dal solito weekend nella casa di Treviso.

Ma prim’ancora di raccontare che, con assoluta nettezza, dicono no alla richiesta dei giudici sia Forza Italia che Azione, riveliamo che in realtà proprio in via Arenula l’ufficio legislativo, ovviamente composito da magistrati, quando Nordio ha messo il suo cappello politico sulla futura legge in quota ad Azione - tant’è che Enrico Costa ne è il relatore - aveva ipotizzato l’esistenza di una norma transitoria, cioè un ingresso non dirompente dell’ennesima riforma, la quarta in sei anni. L’ufficio diretto da Antonello Mura aveva pure previsto varie ipotesi, ma si sarebbe fermato perché, come dice una fonte a Repubblica, “non c’era un interesse politico ad affrontare la questione”. Cioè i tecnici del ministero erano consapevoli che la nuova prescrizione avrebbe costretto le Corti d’Appello a rifare tutti i calcoli, processo per processo, tirandoli fuori dagli scaffali manualmente. Ovvero proprio quello che scrivono adesso i 26 presidenti nel loro disperato messaggio.

Tant’è. Quando c’è stato l’incontro in via Arenula tra Nordio e i partiti per chiudere il testo della prescrizione - era il 25 ottobre - di norma transitoria, quella sollecitata dai giudici, non ha parlato nessuno, anche se l’ufficio legislativo ne aveva già ipotizzato la necessità. Il niet reciso - che oggi si ripropone - di Azione e Forza Italia aveva già escluso l’ipotesi. All’appello delle alte toghe Costa ha reagito con un tweet in cui definisce la lettera “l’ennesimo tentativo di condizionare il legislatore con una norma che anestetizzi la legge”. Adesso s’infuria pure: “Innanzitutto il nostro è uno stimolo a fare il processo, senza la tagliola dei due anni previsti dall’improcedibilità di Cartabia. Quindi le Corti d’Appello dovrebbero respirare di più.

Devono solo organizzarsi. Non ha nessun senso chiedere la norma transitoria visto che da tre anni siamo senza la prescrizione sostanziale a scapito del diritto di difesa, della presunzione d’innocenza, della ragionevole durata del processo, cioè i principi garantiti dalla Costituzione”. Reciso niet dall’avvocato forzista Pietro Pittalis, vice presidente della commissione Giustizia della Camera e autore di una proposta di legge sulla prescrizione per tornare alla sola ex-Cirielli di Berlusconi. Che dice: “La norma transitoria non è stata introdotta né per la legge Bonafede né per la Cartabia, mi chiedo perché adesso si avverta questa necessità. La preoccupazione dei 26 presidenti è eccessiva e riguarda una questione tecnica su cui loro stessi devono intervenire. Il loro timore non ha alcun fondamento”. E ancora: “Le riforme non devono soddisfare né il magistrato né l’avvocato, ma tutelare i diritti del cittadino che non può restare in eterno in balia della pretesa punitiva dello Stato”. Se il problema è la lentezza dei processi “tocca al ministro Nordio risolverla”. Tanti saluti ai presidenti delle Corti d’Appello italiane.