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di Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 1 dicembre 2023

Dai rave al blocco stradale, dalla guida con il telefonino alle truffe agli anziani e all’istigazione all’accattonaggio. Questione di panpenalismo o c’è più protezione? Rispondono Debora Serracchiani e il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove. In principio era la promessa di semplificazione e depenalizzazione. Un anno dopo è lunga la lista di nuovi reati introdotti dal governo Meloni. E, snocciolandoli, dal rave party al parcheggio nelle aree dei disabili, dall’abbandono di rifiuti al blocco stradale, dalle lesioni nautiche all’imbrattamento di pubblici edifici, dalla guida con telefonino alla mano all’incendio boschivo, dalle truffe agli anziani all’istigazione all’accattonaggio, analisti e parlamentari delle opposizioni formulano l’accusa più bruciante per il ministro della Giustizia garantista Carlo Nordio: quella di essersi lasciato trascinare verso un “panpenalismo emozionale”.

Ne è convinta Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Pd: “Sull’onda emotiva di casi di cronaca, il governo considera come unico strumento risolutivo quello di aumentare le pene di reati che già esistono o di inventarne di nuovi, per cavalcare il puro effetto propagandistico”. Certo, ammette Serracchiani, “in alcuni casi i problemi esistono e non è sbagliato affrontarli. Ma il punto è come vengono contrastati”. Secondo la deputata dem “c’è una dicotomia tra le misure varate e l’obiettivo che si vuole raggiungere”. Un esempio? “L’occupazione abusiva di immobili. Va certamente combattuta. Ma se contemporaneamente non si fa una politica sulla casa e non si mette un euro per finanziare il fondo degli inquilini morosi incolpevoli, l’effetto che si provoca è che i poveretti, magari anche con figli a carico, finiscono sulla strada”, fa notare.

Il Decreto Caivano - Secondo la deputata, poi, “in alcuni casi il panpenalismo del governo si colora di pennellate ideologiche di destra: c’è un attacco ai giovani, alle donne, ai rom, ai detenuti”. A titolo esplicativo Serracchiani cita il decreto Caivano, varato dopo il caso delle due dodicenni abusate da sei ragazzini. Un pacchetto di misure che introduce dal daspo urbano per minori dai 14 anni in su, al carcere per i genitori che disattendono l’obbligo scolastico dei figli minorenni. E soprattutto, per i minori dai 14 anni, l’abbassamento da 9 a 6 anni della soglia della pena che consente la misura cautelare, rendendo così possibile l’arresto in flagranza di giovanissimi anche per reati come lo spaccio di lieve entità. Una misura presentata dal governo come azione di contrasto alle baby gang e antidoto all’uso sempre più diffuso da parte della criminalità di ragazzini non punibili.

La responsabile giustizia della segreteria del partito di Elly Schlein non la vede così: “Si cambia il codice minorile, che tutti ci invidiano, nel quale il carcere era l’ultima ratio, invece di fare prevenzione”. Nel testo del decreto si prevede il rifacimento della palestra e progetti contro la dispersione scolastica. Ma “se non ci metti i soldi per finanziarli, i progetti sociali sono solo “chiacchiere e distintivo”, fa notare Serracchiani. Ma è sulle mamme detenute che sferra l’attacco più duro: “Si va oltre Mussolini: il codice Rocco, scritto durante il fascismo, prevedeva niente carcere per chi ha bimbi piccoli. Ora si cambia direzione. E tutto questo mentre non si fa nulla contro i reati dei colletti bianchi”.

“Riparare a vuoti normativi” - “Ma quale panpenalismo emozionale?” reagisce il sottosegretario alla giustizia di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro Delle Vedove. “Esistono o no condotte spregevoli o penalmente rilevanti che non avevano copertura penale pur colpendo soggetto deboli, come ad esempio gli anziani che andavano in vacanza e ritrovavano la casa occupata abusivamente?” chiede. “Ora potrà essergli subito restituita”, rivendica. E aggiunge: “Abbiamo inventato noi le rivolte in carcere, come quelle del marzo 2020, nelle quali i detenuti hanno fatto danni per decine di milioni di euro, con azioni che per la sincronia sono apparse eterodirette, secondo alcuni dalla criminalità organizzata?”. Questo, evidenzia Delmastro, “non è panpenalismo ma riparare a vuoti normativi”.

Ma allora la semplificazione e la depenalizzazione? “La vogliamo fare per quei reati pulviscolari in gran parte fuori dal codice penale per proteggere, ad esempio, i medici costretti a mettere in campo la medicina difensiva per tutelarsi. O per reati colposi che rendono difficile capire a un imprenditore se ha agito correttamente”. Guanto di velluto con i “colletti bianchi”? Scuote la testa: “No, il nostro arsenale contro la corruzione è uno dei più alti d’Europa. Abbiamo tipizzato l’unica fattispecie troppo elastica che generava paura della firma. Non abbiamo cancellato norme anticorruzione o antimafia: anzi il primo atto del governo è stato evitare che venisse meno l’ergastolo ostativo”.

Il sottosegretario meloniano respinge i sospetti che molte siano misure-slogan mirate solo alla propaganda. E il nuovo illecito penale di blocco stradale? “Contrasta una situazione esplosiva. I cittadini che iniziano a volersi fare giustizia da sé. Non possiamo consentire che menino chi li blocca, ma dobbiamo dare risposte a chi deve andare a lavorare o magari in ospedale. Dov’è la propaganda? Nel difendere i cittadini? O nel proteggere gli anziani dai truffatori?”.

Bambini in carcere? - Delmastro respinge con forza l’accusa al governo di aver voluto, con il pacchetto sicurezza varato il 16 novembre, portare dietro le sbarre i bambini delle detenute. “È assolutamente falso che vogliamo sbattere in galera le donne con i figli piccoli”, assicura. E precisa: “Intanto non parliamo di carcere ma di istituti di pena attenuata, che spesso offrono contesti migliori di quelli in cui alcuni di questi bambini, purtroppo, sono costretti a vivere. In ogni caso non abbiamo introdotto obblighi. Ne abbiamo tolto uno: il differimento della pena. Consegniamo al giudice la scelta, sulla base del comportamento e della recidiva della detenuta . Io mi chiedo: è possibile chiedere che si mettano al mondo dei figli non per educarli al borseggio e all’accattonaggio?”. Perché, rincara il sottosegretario, “non esiste il diritto al borseggio. E invece esiste quello di una mamma, che prende la metro per portare i figli a scuola e poi di corsa andare a lavorare, a non essere derubata”.

Armati anche fuori servizio - Sul giro di vite disposto dal decreto Caivano relativo ai minori che commettono reati il sottosegretario meloniano torna a sottolineare che “il problema di baby gang fuori controllo non se lo è inventato il governo, ma esiste”. La lentezza con la quale si procede ha finora fatto sì che la giustizia arrivi “quando il minore è ormai cresciuto e diventato irrecuperabile. Vogliamo una giustizia rapida e veloce ed efficace”, dice. E sul carcere più facile per gli under 18 chiede: “Da anni si vuole dare il voto ai sedicenni perché più consapevoli di un tempo, però se poi spacciano non possono andare in carcere?”.

Insomma della lunga lista di nuove misure Delmastro non ne depennerebbe nessuna. Tanto meno l’autorizzazione agli agenti di pubblica sicurezza fuori servizio a portare senza licenza un’arma diversa da quella di ordinanza: “Anche quando non indossano la divisa sono pronti a intervenire in difesa dei cittadini. E fuori servizio restano pubblici ufficiali, ma disarmati. Credo che le persone si sentano più tutelate se aumentiamo la loro possibilità di essere difese”, dice. E chiosa: “Il nostro principio è sempre lo stesso: più “Pantere”, meno giungla”.