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di Liana Milella

La Repubblica, 16 agosto 2022

La ministra: “È un’estate drammatica. Ma il ministero e l’amministrazione penitenziaria sono al lavoro per migliorare complessivamente la qualità della vita nei nostri istituti”.

Il giorno di Ferragosto segna purtroppo il cinquantunesimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno. È accaduto a Torino, nel carcere delle Vallette. E per una coincidenza, la notizia giunge proprio mentre ad Aosta, nel carcere di Brissogne, la Guardasigilli Marta Cartabia sta per visitare l’istituto, come nelle stesse ore il capo del Dap Carlo Renoldi sta facendo a Rebibbia femminile a Roma, con il vice Carmelo Cantone. E mentre molti altri provveditori si trovano in altrettante prigioni in Italia “per testimoniare la vicinanza dell’amministrazione al mondo dei detenuti”.

Cartabia viene informata a Torino: “Apprendo con dolore di un nuovo suicidio in carcere. È un’estate davvero drammatica: il ministero e l’amministrazione penitenziaria stanno facendo molto per migliorare complessivamente la qualità della vita e del lavoro nei nostri istituti, ma il dramma dei 51 suicidi dall’inizio dell’anno riguarda tutti. Tutti siamo chiamati ad occuparci di questa parte importante della nostra Repubblica”.

Entrando nel carcere di Brissogne, dove ha incontrato il personale in servizio, alcuni detenuti e ha visitato il panificio e la lavanderia del carcere, la Guardasigilli ha spiegato perché ha deciso di essere qui proprio oggi: “Vuole essere il segno di una presenza in una giornata in cui tutti si fermano e prendono un momento di riposo. Ma noi non ci dimentichiamo di questa parte importante della nostra Repubblica. Sono qui in vacanza, e lo spunto me lo ha dato uno degli ispettori che mi segue come scorta e mi ha detto. “Ministro, ma lei non è ancora stata nel carcere di Brissogne…”. E io mi sono detta perché non essere presente anche io per un segno di attenzione, ma anche perché penso che questo tipo di visite fanno molto bene a chi le compie e non soltanto a chi le riceve”.

Appena due giorni fa, nel presentare l’iniziativa della visita nelle carceri, proprio Cartabia era partita dalla realtà dei suicidi: “Questo 2022 è reso ancora più doloroso dal drammatico incremento dei suicidi: ciascun episodio interroga le nostre coscienze di uomini e di operatori del sistema penitenziario su quanto è stato fatto finora e su quanto sia ancora necessario fare”.

Anche da qui è nata l’iniziativa della vista dei più stretti collaboratori della ministra nel mondo delle carceri, dai vertici del Dap Renoldi e Cantone (entrambi nominati da Cartabia), ai direttori generali del Dap e ai provveditori regionali. Tra questi, a Palermo, nel carcere di Pagliarelli, c’era Cinzia Calandrino. Mentre a Napoli, nel carcere di Poggioreale è andata Lucia Castellano, ex direttore del carcere di Bollate e oggi direttrice in via Arenula di un settore importante come l’esecuzione penale esterna, che conta ben 73mila persone a fronte delle quasi 55mila detenute in cella.

Una visita per Ferragosto che, nelle intenzioni del capo delle carceri Renoldi, è frutto “dell’esigenza di portare un segnale di vicinanza all’intera comunità penitenziaria e ribadire la riconoscenza al personale in servizio”. E che Renoldi spiega così: “Il carcere non va in vacanza. Anche a Ferragosto nei nostri istituti sono ospitate circa 55mila persone e migliaia di operatori penitenziari sono al lavoro. Quest’anno, in un momento difficile per il mondo del carcere, segnato anche dal dramma dei suicidi, la ministra Cartabia e tutti i dirigenti generali dell’amministrazione penitenziaria sono stati, anche oggi, negli istituti penitenziari per dimostrare riconoscenza ai nostri operatori, vicinanza alla popolazione detenuta e per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica tutta verso la realtà penitenziaria”.

L’8 agosto Renoldi ha inviato negli istituti una circolare ad hoc per prevenire i suicidi. Nella quale - come scrive Marco Belli su Gnews, il giornale online di via Arenula - si spiega che “saranno gli staff multidisciplinari - composti da direttore, comandante, educatore, medico e psicologo - a svolgere in ogni istituto l’analisi congiunta delle situazioni a rischio, al fine di individuare dei protocolli operativi in grado di far emergere i cosiddetti ‘eventi sentinella’, quei fatti o quelle specifiche circostanze indicative della condizione di marcato disagio della persona detenuta che, scrive la stessa circolare, possono essere intercettati dai componenti dell’Ufficio matricola, dai funzionari giuridico-pedagogici, dal personale di polizia penitenziaria operante nei reparti detentivi, dagli assistenti volontari, dagli insegnanti ed essere rivelatori del rischio di un successivo possibile gesto estremo”.