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di Lorenzo Moroni

Il Giorno, 19 giugno 2023

Il rapporto dell’associazione Antigone: in Europa solo Cipro e Romania peggio dell’Italia “In Lombardia il record di sovraffollamento. E in tutto il Paese ci sono già stati 23 suicidi. Da qualche parte ci starà anche ‘o mar for’, ma dentro le carceri italiane l’inferno ribolle: sovraffollamento, suicidi, violenze. C’è un numero, piccolo, a dire il vero. Ma che forse, più di altri, impressiona: esistono celle dove lo spazio calpestabile, per ogni detenuto, non supera i 3 metri quadrati.

Toglie l’aria immaginarlo, toglie l’aria a chi in quelle gabbie è recluso. Il diciannovesimo rapporto di Antigone, l’associazione che si batte affinché siano tutelati i diritti dei detenuti e assicurate loro le garanzie nel sistema penale e penitenziario, è un libro nero che non ha neanche un lieto fine. Al 30 aprile scorso - annota Antigone - il sovraffollamento negli istituti di pena italiani ha raggiunto il 119% come tasso medio e punte record del 151% sono state toccate in Lombardia. Percentuali che fanno rabbrividire dato che - viene sottolineato - peggio di noi, in Europa, fanno solo Cipro e la Romania.

Nella prima parte del 2023 non si è fermata nemmeno la catena di suicidi, inarrestabile nell’anno passato, il più drammatico da questo punto di vista nella storia delle carceri: sono già 23 i detenuti che si sono tolti la vita e si aggiungono agli 85 del 2022. Il rapporto si intitola “È vietata la tortura”, ma la violenza nei confronti dei detenuti “esiste ancora” sottolinea amaramente Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. Lo certificano i 13 procedimenti a carico di poliziotti penitenziari per violenze e torture, tra quelli attualmente in corso, in cui l’associazione si è costituita parte civile. Ciò che preoccupa l’associazione è l’eventuale abolizione del reato di tortura se fossero approvate le proposte presentate in Parlamento dalla maggioranza di centrodestra. Ce n’è una di FdI per l’abrogazione del reato, mentre il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha annunciato una proposta di modifica. Anche in questo caso però “finirebbero in un nulla di fatto i processi in corso, prima di tutti quello di Santa Maria Capua Vetere con oltre 100 imputati”. Antigone promette le barricate: “Ci batteremo perché questa legge non venga toccata”.

Tornando al sovraffollamento, i detenuti in sovrannumero sono 9mila. Se la Lombardia è maglia nera, anche Puglia (145,7%) e Friuli (135,9%) superano la media nazionale. A livello di istituti, il carcere più affollato è Tolmezzo (190,0%), seguito da Milano San Vittore (185,4%), Varese (179,2%) e Bergamo (178,8%).

Un problema che i volontari di Antigone hanno constatato da vicino: nel 35% delle carceri visitate c’erano celle in cui non erano garantiti appunto i 3 metri quadri calpestabili per ogni persona detenuta. Non è un caso che nel 2022 sono state 4.514 le condanne inflitte allo Stato dai tribunali per condizioni di detenzione inumane e degradanti, legate soprattutto all’assenza di spazio vitale. Sul sovraffollamento, nota il rapporto, pesa la custodia cautelare (pari al 26,6% del totale). Ma un ruolo lo giocano anche la quantità di pene brevi (20.753 i condannati che devono scontare meno di tre anni) che non si traducono in misure alternative e la politica sulle droghe: quasi 20mila persone sono in carcere per reati legati alla violazione delle leggi sugli stupefacenti.

Il dossier è un percorso lastricato di dati sconfortanti: due detenuti su tre non hanno accesso ad alcuna forma di lavoro, nelle carceri aumenta il disagio psichico e tra il personale in servizio c’è carenza soprattutto di educatori: in media ognuno di loro deve occuparsi di 71 reclusi, ma di 330 se è in servizio a Regina Coeli. “I dati restituiscono una fotografia terrificante delle condizioni delle nostre carceri il ministro Nordio riferisca alle Camere” chiedono Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini, segretario e tesoriera di Radicali italiani, e Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma. “Ogni giorno - ricordano i Radicali italiani - almeno 30 detenuti iniziano uno sciopero della fame per denunciare le loro condizioni, due di essi, nel carcere di Augusta, sono morti senza che non solo qualcuno reagisse ma senza che nessuno, all’esterno del carcere, fosse informato dell’iniziativa nonviolenta. Solo il 4,6% dei detenuti lavora sotto ditte esterne. Continua la scarsità degli educatori: uno ogni 71 detenuti, in media. Di fronte a tali cifre chiediamo che il ministro della Giustizia si rechi in Parlamento con proposte concrete per superare una situazione intollerabile”.