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di Francesco Grignetti

La Stampa, 23 ottobre 2022

Il garantista Carlo Nordio non si smentisce. All’uscita del Quirinale, subito dopo aver giurato come ministro della Giustizia, si ferma con i giornalisti e indica quali saranno le sue priorità. La prima delle quali è abbastanza sorprendente, considerando il contesto di un governo di destra-centro: “Vanno velocizzati i processi, anche con una forte depenalizzazione e quindi una riduzione dei reati”. Ma nel programma della coalizione non ci sono le riforme costituzionali, quali la separazione delle carriere e lo sdoppiamento del Csm? “È nel programma, ma prima gli aspetti pratici”.

Resta convinto della separazione delle carriere. “Perché è consustanziale al processo accusatorio”. Ma questa riforma, che avrà rango di legge costituzionale e tempi necessariamente lunghi, passa in secondo piano. Ci sono altre urgenze. “In questo momento è più importante concentrarsi sugli aspetti pratici, che è quello dell’implementazione degli organici e della velocizzazione dei processi: rendere la giustizia più efficiente, perché i ritardi ci costano due punti di Pil”.

Il ministro Nordio in effetti ha sempre sostenuto che la giustizia italiana ha bisogno di una rivoluzione copernicana. “Tra i primi provvedimenti sulla giustizia - dice ad esempio - c’è l’attuazione piena del codice Vassalli, un codice firmato da una medaglia d’argento della Resistenza e in prospettiva la revisione del codice penale firmato da Mussolini, ancora in vigore e di cui nessuno parla (su cui ha le idee chiare, alcuni anni fa aveva guidato una commissione di studio al ministero, ndr)”. Che l’Italia democratica dipenda ancora dal codice Rocco, lo fa inorridire.

Appena approdato a Via Arenula, dove ha incontrato Marta Cartabia, Nordio si rivela però soprattutto un pragmatico. “Visto che la prima emergenza è quella economica, a breve bisogna intervenire in quella parte della giustizia che aiuti la ripresa economica e cioè velocizzare i tempi”. E come arrivarci? “Semplificando le procedure, individuando bene le competenze e facendo anche una spending review. Ora ci sarà bisogno di fare un bilancio di queste risorse, bisognerà spendere al meglio e risparmiare dove possibile. Sono riforme urgenti, ma anche le meno divisive in ambito politico e verso la magistratura. Perché nessuno può essere contrario a una velocizzazione dei processi”.

Come ieri gli ricordava anche David Ermini dal Csm, Nordio sa bene che ci sono drammatici problemi di organico. Mancano almeno 2000 magistrati e ci vorranno anni perterminare i concorsi. Se davvero si vuole uscire dall’ingolfamento della giustizia, occorre agire sul piano del numero dei processi. Di qui, l’idea di una depenalizzazione per i reati minori. “La riforma Cartabia - dice ancora il neo ministro - andava nella direzione assolutamente giusta, ma aveva dei limiti perché le leggi non le fa il ministro, ma il Parlamento. I limiti erano costituiti da una maggioranza politica che in parte non consentiva la piena attuazione perché composita, e con quelli che si dicono giustizialisti e non garantisti. Oggi abbiamo delle idee molto diverse, anche perché la velocizzazione della giustizia passa attraverso una forte depenalizzazione e quindi una riduzione dei reati”.

Infine conclude con un monito rivolto ai non garantisti, i grillini, parte della sinistra, e pezzi della destra: “Occorre eliminare il pregiudizio che la sicurezza o la buona amministrazione siano tutelate dalle leggi penali. Questo non è vero. L’abbiamo sperimentato sul campo, soprattutto quelli come me che hanno fatto per 40 anni i pubblici ministeri”.

Non stupisce la soddisfazione degli avvocati. “Esprimiamo - scrive l’Unione camere penali - il nostro convinto auspicio che il ministro Nordio vorrà e saprà rendersi protagonista di una profonda e autentica svolta liberale nella politica giudiziaria del nostro Paese”. L’Anm chiede intanto udienza. “Ci sono tante questioni da affrontare, anche sulla scia di quello che ha fatto il precedente governo e delle questioni lasciate in sospeso”, dice il presidente Giuseppe Santalucia.