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linkoristano.it, 13 gennaio 2024

Non ci sarebbero tracce di percosse ma un’analisi completa sul corpo non è stata possibile a causa delle condizioni precarie. Non sarebbero state individuate tracce di lesioni compatibili con un pestaggio o percosse sul corpo di Stefano Dal Corso, il detenuto di Roma morto all’età di 42 anni, nel carcere di Massama, il 12 ottobre del 2022. È quanto trapela dopo l’autopsia effettuata oggi al Policlinico Gemelli di Roma dal medico legale Roberto Demontis, incaricato dalla procura della repubblica di Oristano che ha aperto un nuovo fascicolo per omicidio volontario, dopo aver indagato in precedenza per suicidio.

Secondo quanto si è appreso, a causa dell’avanzata stato di decomposizione della salma, non è stato possibile per il perito effettuare un’analisi completa. Per avere maggiori elementi occorrerà attendere 90 giorni e l’esito degli esami istologici che dovrebbero aiutare a capire se Stefano Dal Corso appunto si sia suicidato, come sinora era stato ipotizzato, o per le lesioni causate da un pestaggio, come accreditano le dichiarazioni rese da un supertestimone nelle scorse settimane.

Quest’ultimo aveva riferito che Stefano Dal Corso fosse stato picchiato dopo per aver visto casualmente un rapporto sessuale tra due agenti. E proprio questa testimonianza aveva portato la procura della Repubblica di Oristano a riaprire il fascicolo e disporre l’autopsia, richiesta avanzata in precedenza per ben sette volte dai legali della famiglia e accolta solo ora. La stessa famiglia aveva ottenuto di poter custodire la salma in una cella frigo per tutto questo tempo.