sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Francesco Grignetti

La Stampa, 13 novembre 2023

Le ultime parole del ministro Carlo Nordio, gli avvocati le hanno interpretate così: la famosa separazione delle carriere non si farà mai più. “Quel che tocca i magistrati, non si può e non si deve fare”, dice Giampaolo Di Marco, segretario dell’Associazione nazionale forense, la più antica e vasta associazione di avvocati in Italia.

Perché secondo voi questa riforma non si farà?

“Perché i tempi non lo permetteranno. Anche a voler credere che questo governo abbia davanti tutta la legislatura, un anno è già passato. Per il premierato ci vorranno altri due anni e forse non basteranno. E quindi non vedo come si possa mettere in cantiere un’altra riforma di rango costituzionale negli scampoli di legislatura”.

Morale?

“Ci era stato detto che era la riforma delle riforme. Invece i fatti dicono altro: quel che tocca il processo civile e il processo penale è stato addirittura anticipato, il resto, ossia la riforma dell’ordinamento giudiziario, è finito sul binario del “vedremo”. Dopo l’annuncio del ministro, della Giustizia lato magistratura semplicemente non se ne vuole o non se ne può ancora parlare”.

Delusi?

“Guardi, giusto 10 giorni fa avevamo scritto al ministro per segnalare tutto quel che non funziona e per chiedere un incontro. Ci era stato detto che avrebbero proceduto con un confronto continuo, ma io tutto questo confronto non l’ho percepito”.

Come definirebbe quel che accade sotto il cielo della Giustizia?

“Boh. Chiudo tribunali, apro tribunali... Manca del tutto una visione. Il ministero doveva fare un nuovo concorso per i giovani da immettere nell’Ufficio del processo dopo i primi 8.250 assunti, ma non se ne vede traccia. E intanto, siccome molti avevano partecipato a più concorsi, ora fioccano le dimissioni. In servizio non ce ne sono più di 5.500 e già sento dire che difficilmente saranno stabilizzati tutti. Ciò accade in un ministero dove la pianta organica prevede 43 mila dipendenti amministrativi e ce ne sono al più 32 mila. Ci dicano chiaramente quanta giurisdizione vogliono lasciare in piedi”.

Nel senso che vedete ridimensionata definitivamente la capacità dello Stato di fare giustizia?

“Non sarebbe mica uno scandalo. Nel diritto fallimentare, per dire, il magistrato era come il prezzemolo e poi le cose sono cambiate e ora le parti hanno più autonomia e più margini con lo Stato sullo sfondo. Se ad esempio si decidesse che i due che litigano per dieci centimetri di confine in campagna non finiscano davanti al giudice, parliamone. Ma occorre un tavolo complessivo per avere una “visione”, non procedere con piccoli balzelli e trucchi vari solo per restringere il canale d’ingresso alla giurisdizione. Qualunque manager che debba organizzare un’azienda studia prima ciò che deve sfornare, e su quella base quale capacità produttiva deve avere”.