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di Conchita Sannino

La Repubblica, 11 settembre 2023

Intervista al sottosegretario alla Giustizia dopo i casi di Caivano e Napoli. La Campania come “laboratorio” di una stretta repressiva sui minori? “No, è un’ottica sbagliata. Noi guardiamo invece a un’emergenza molto diffusa e puntiamo a due grandi obiettivi: la prevenzione, responsabilizzando i genitori e cercando di rieducare i minori, che vanno intercettati per tempo; e il rispetto delle regole. Proprio come tanti giudici e operatori del settore pure ci chiedono”. Andrea Ostellari, il sottosegretario con delega alla Giustizia minorile, rivendica “il lavoro della Lega” nel Dl baby gang, risponde sui dubbi degli alleati, annuncia la “costituzione di comunità per i minori gestite direttamente dallo Stato”.

Sottosegretario Ostellari, sembra tuttavia che i fatti di Caivano e di Napoli vi forniscano un pretesto per la tolleranza zero...

“Intanto, le violenze di Caivano e l’omicidio di un innocente a Napoli addolorano, offendono, ma il disagio giovanile con le relative ricadute in termini di violenza e criminalità è un dato nazionale: tanti episodi negli anni anche a Genova, a Milano, a Padova. La Lega aveva già lavorato a un elenco di proposte in cui convivono rigore e necessità di rieducazione. Ed è su questo che il nostro dl dà risposte”.

Eppure, lo slogan è: carcere più facile per le babygang. Quando invece, sarà più “facile” salvarli, arrivare prima del baratro?

“Lo strumento dell’ammonimento serve proprio a questo, la prevenzione resta centrale: vogliamo far suonare un bel campanello per le famiglie, e sanzionarle, per scongiurare quelle che potrebbero diventare vere e proprie carriere criminali”.

Ma se un 17enne va in carcere, è lampante che famiglia, scuola, Stato, hanno fallito. Quindi, in concreto: quante risorse in più, quanti insegnanti e assistenti sociali in più, quante scuole aperte fino a sera?

“Intanto bisogna assicurarsi che i ragazzi a scuola ci vadano. Invece il fenomeno dell’abbandono scolastico dei minori è in forte crescita. Fino a ieri la sanzione per i genitori era ridicola, 30 euro. Col decreto, noi colpiamo più duramente chi fa finta di non vedere. Poi, certo, servono investimenti, serve un migliore coordinamento con le amministrazioni locali. Ma siamo onesti: quello con cui ci confrontiamo è un problema dalle radici antiche, che troverà soluzioni nel tempo”.

Sul decreto pesano i dubbi di Fi: il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé, dice che i 15enni si vanteranno del carcere e dell’ammonimento...

“I dubbiosi si sono quasi tutti tranquillizzati quando hanno letto il testo definitivo. E lo strumento dell’ammonimento coniuga, ancora, prevenzione e rispetto delle regole. Segnalo che per i 15enni, che sono già imputabili, non è previsto. Non credo, peraltro, che sarà un vanto per i 12enni. Di sicuro non lo sarà per i genitori, che rischiano pesanti sanzioni”.

Anche per alcuni giudici minorili il decreto marginalizza di più i ragazzi disagiati...

“Non è così. Finora, ad esempio, il 14enne che commetteva reati bagatellari veniva costretto a riparare al danno in un tempo troppo lontano rispetto alla data in cui aveva commesso il fatto. Questo affievolisce l’efficacia della rieducazione. L’intento di queste misure è concedere un’opportunità di educazione affettiva e valoriale, che, come sostiene don Claudio Burgio, manca in molti contesti familiari”.

Il disagio ha trend fluttuanti, radici diverse. Lo avete studiato?

“Ovviamente: la devianza giovanile cresce in relazione ai fenomeni di marginalità, anche legati all’immigrazione. Due dati. I minorenni e giovani adulti in carico agli uffici di serviziosociale nel 2007 erano 14.744, di cui 2.972 stranieri. Nel 2022 sono 21.550 con un netto aumento degli stranieri, saliti a 4.737”.

Neanche negli Istituti di pena minorile diminuiscono...

“Un altro dato che ci allarma: quando ho assunto le deleghe da sottosegretario, dicembre 2022, i minori detenuti erano 320. Oggi sono 100 in più”.

E gli istituti penali minorili sono diventati teatri di violenza, risse e clamorose evasioni...

“L’evasione del Beccaria del Natale scorso e quella subito successiva di Airola dipendono anche da un ritardo nell’esecuzione di alcuni lavori. Noi ora abbiamo consegnato il cantiere del Beccaria, riaperto l’istituto di Treviso, ristrutturato quello di Catanzaro. Entro il prossimo anno ne inauguriamo un altro a Rovigo…”.

Più minori in carcere dovrebbe significare, per non tradire la Costituzione, più spazi, più educatori e laboratori, migliore formazione. Dove sono?

“Non c’è dubbio: occorrono personale e strutture. Stiamo concludendo un concorso che consenta a tutti gli istituti penali minorili di avere un direttore e un comandante dedicati: figure fondamentali. Poi, ovviamente, bisogna intervenire su educatori e luoghi alternativi alla detenzione. Posso annunciare, per quanto riguarda il ministero, che, con il capo del Dipartimento, Antonio Sangermano, stiamo individuando delle strutture per aprire della comunità per minori gestite direttamente dallo Stato”.

Intanto l’idea di Salvini, abbassare la punibilità ai 12 anni, non è passata. Tornerete all’attacco?

“La proposta della Lega sui minori, dai 12 ai 14 anni, già in corso d’esame durante questa legislatura, prevedeva lo strumento dell’ammonimento e una sanzione per i genitori: ed è entrata nel decreto. Ora la valutiamo alla prova dei fatti”.

Il protocollo “Liberi di Scegliere”, sperimentato dal giudice Di Bella, con il temporaneo allontanamento di minori da contesti criminali: diventerà una vostra proposta di legge?

“Non nascondiamoci: in alcuni casi, i mafiosi utilizzano i minori solo come manovalanza e li allevano secondo logiche deviate. Ciò è inaccettabile. Durante una visita a Nisida ho conosciuto dei ragazzi detenuti che preferiscono restare nell’istituto penale minorile piuttosto che tornare a casa. “Liberi di Scegliere” è un valido antidoto, contro coloro che privano i minori di un futuro di legalità e speranza”.

Anche la nota con cui la polizia impone prassi stringenti nel monitoraggio dei minori, va in questa direzione?

“Monitorare i fenomeni, evitare che giovani vite si brucino, e colpire i veri criminali è quello che lo Stato deve fare”.

Vi fate alfieri della prevenzione del disagio. Ma come coniugarlo con la “vostra” Autonomia differenziata: che cristallizza e moltiplica disuguaglianze e povertà educative, a danno dei più piccoli?

“Non sono d’accordo. L’Autonomia è un’opportunità. Non cristallizza le disuguaglianze, ma spinge a superarle. Senza un’organizzazione efficiente, tu puoi investire tutti i miliardi di questo mondo, ma non raggiungerai alcun risultato. La storia di questo Paese lo dimostra ampiamente”.