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di Angela Calvini

Avvenire, 26 maggio 2022

Babele e Gerusalemme Celeste evocano la contrapposizione tra male e bene. Due aspetti che coesistono anche in ognuno di noi. Questo il concetto della serata spettacolo Da Babele alla città celeste con Teatrocarcere Due Palazzi, Lidia Maggi (biblista), don Roberto Ravazzolo (direttore Opsa), in programma domenica 29 maggio alle 16 al teatro dell’Opsa a Sarmeola, frazione di Rubano (Padova), Via della Provvidenza, 68.

Lo spettacolo si svolge all’interno del Festival Biblico ed è curato da Maria Cinzia Zanellato, che dagli anni 90 si occupa di teatro sociale e inclusivo, e dal 2005 è capofila del progetto Teatrocarcere con i detenuti dell’alta sicurezza della casa di reclusione “Due Palazzi” di Padova, sostenuto da Associazione Universale Sant’Antonio e Regione Veneto.

E saranno proprio i detenuti-attori i protagonisti del lavoro che nasce in collaborazione con Opsa - Opera Provvidenza Sant’Antonio, struttura socio sanitaria della diocesi di Padova. Nel lavoro teatrale, appunto, sono al centro il male e il bene, l’idea che possiamo assecondare la costruzione di una città come Babele, oppure tentare di edificare la città con un volto Altro. Con la disponibilità ad accogliere e a trasformare i nostri aspetti autoreferenziali ed egoistici in fiducia e apertura verso l’altro.

È quello che spiega ad Avvenire la Zanellato: “Emerge dai percorsi dei detenuti attori questo guardare a se stessi in autenticità, e rimettersi profondamente in discussione. C’è il desiderio di cambiamento in bene di una vita che nel passato, per alcuni di loro, non ha offerto molte opportunità. Nello spettacolo i brani autobiografici testimoniano questo vibrare”. Il Teatrocarcere patavino, che vanta anche una collaborazione importante con il regista Gabriele Vacis, partecipa al Festival Biblico dal 2017, il che dona un valore aggiunto al lavoro teatrale.

“Partecipare al Festival biblico vuol dire avere l’opportunità di lavorare su dei contenuti e dei temi che sottolineano le narrazioni esistenziali all’interno della Bibbia - aggiunge la regista. Le esperienze umane bibliche presentano dei nodi cruciali che risuonano anche nelle esperienze contemporanee. Molto importante è il concetto cristiano di rinascita in carcere”.

L’orizzonte culturale più ampio è il teatro come spazio di mediazione sociale, secondo il concetto di giustizia riparativa, sottolinea la Zanellato: “Se si fa attività con persone all’interno del carcere, occorre avere questo orizzonte, che la giustizia non è solo quella della condanna, ma la priorità è la giustizia retributiva, affiancata al risanamento delle ferite sociali, occupandosi prima della vittima e poi, se c’è un percorso di cambiamento, donare a chi ha commesso il reato la possibilità di una nuova vita”.

Ad accompagnare il lavoro teatrale è il testo di Erri De Luca sulla Torre di Babele “che, con il suo moltiplicarsi di lingue, non è una punizione ma una liberazione - prosegue la Zanellato. All’interno sono stati aggiunti brani autobiografici scritti dagli attori detenuti, che si trovano anch’essi tra Babele e la Gerusalemme celeste, in una contrapposizione interiore fra bene e male. In questa storia biblica possono rivedersi e decidere di andare nella direzione del cambiamento”.

Un legame forte con la spiritualità in questo Da Babele alla Gerusalemme celeste che si svolgerà nella struttura sanitaria diocesana, con una rappresentanza della compagnia (che conta 20 attori) formata da 8 detenuti attori in permesso più cinque giovani volontari. “Il riferimento al cardinale Martini è imprescindibile - aggiunge la Zanellato - una serie di intuizioni sono state fondate dalla sua esperienza dentro il carcere di San Vittore e come studioso delle sacre scritture: riuscire a leggere una realtà come quella del carcere attraverso i testi della Bibbia”.

Il teatro, quindi, inteso come spazio di mediazione sociale nel quale si dà possibilità ai detenuti di ragionare in termini esistenziali, “perché il teatro permette di venire a contatto con se stessi, di lavorare in gruppo e di recuperare la relazione con l’esterno”.