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di Cristina Genesin

Il Mattino di Padova, 26 ottobre 2022

Rischiano il processo per omissione di soccorso aggravata cinque detenuti, tutti di origine nordafricana, rinchiusi del carcere Due Palazzi (il grattacielo per i condannati in via definitiva). Il pubblico ministero padovano Sergio Dini ha sollecitato il loro rinvio a giudizio, una richiesta sulla quale, a breve, si pronuncerà il Gup.

Il 15 giugno scorso, infatti, è morto nella sua cella al quarto piano del penitenziario Mohammed El Habchi, tunisino di 27 anni: l’autopsia ha accertato che a uccidere il giovane è stata un’overdose di metadone. Ma quando ha cominciato a sentirsi male, il ragazzo non è stato subito soccorso dai compagni che, al contrario, avrebbero spostato il 27enne probabilmente per “confondere le acque” e coprire che era in corso una “festina” a base di droghe.

Quando è stato colto dal malore, poi risultato fatale, Mohammed El Habchi non era nella sua cella: si trovava in quella di quattro fra gli indagati. Quel giorno d’estate i detenuti ora imputati avrebbero trasferito il 27enne nella cella a lui assegnata solo 40 minuti dopo il malore, quando ormai il giovane era incosciente e agonizzante.

Poi avrebbero chiamato gli agenti di polizia penitenziaria, addossando addirittura la colpa di un intervento tardivo nei soccorsi agli operatori del carcere. Il tutto per evitare che fosse scoperta la “festicciola” in corso quando era l’ora della “ricreazione”: in alcune sezioni durante la giornata le porte delle celle sono aperte e i reclusi possono circolare in quell’area liberamente.

Sul posto era arrivato anche il pubblico ministero di turno, Sergio Dini, per un sopralluogo. E per rendersi conto di persona dell’accaduto: il magistrato, peraltro, si è occupato di quasi tutte le inchieste sul “carcere colabrodo” (ovvero un carcere dove entra di tutti). Inchieste che, alcuni anni fa, avevano prodotto anche una serie di arresti. Sono state analizzate tutte le telecamere a circuito chiuso.

Ed è stato notato che mentre le guardie erano prontamente intervenute, alcuni reclusi si erano preoccupati di nascondere il corpo agonizzante del compagno salvo poi spostarlo allertando in ritardo i soccorsi. Nel frattempo il pm, dopo aver avviato l’indagine, ha ordinato l’autopsia con l’esame tossicologico. Esame che ha evidenziato come il decesso sia stato causato da un’overdose di metadone, farmaco impiegato per alleviare le sofferenze dall’astinenza all’eroina.

Tuttavia, se assunto fuori dal controllo medico e in dosaggi alterati, anche il metadone può portare alla morte. Una morte che per il giovane tunisino è arrivata nell’infermeria del carcere. Mohammed El Habchi era stato trasferito al Due Palazzi in seguito a un aggravio della misura cautelare per violazione degli arresti domiciliari.

Nonostante quest’ultimo provvedimento restrittivo della libertà personale, infatti, nel dicembre 2020 era stato sorpreso a rubare nel negozio di articoli sportivi Decathlon in via Venezia. Nessuno dei detenuti coinvolti nell’indagine ha mai parlato spiegando come quel metadone sia entrato nel penitenziario.