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di Davide Pelanda

La Voce e il Tempo, 26 luglio 2023

Umanità, tenerezza e giustizia sono state il filo conduttore della Giornata nazionale di studi “La tenerezza e la Giustizia” organizzato dalla redazione di Ristretti Orizzonti, notiziario sui temi carcerari che opera nel penitenziario padovano, tenutosi il 19 maggio presso la Casa di reclusione di Padova.

A partire dalle parole di Papa Francesco “la tenerezza è un modo inaspettato di fare giustizia” gli interventi hanno riportato al centro del dibattito sulla carcerazione e sulla giustizia penale l’uomo. Presenti gli studenti del liceo “Galileo Galilei” di Padova che con Ristretti Orizzonti hanno lavorato ad un progetto di incontro e conoscenza sia del carcere che dei detenuti con i quali si sono confrontati.

“Quegli uomini” scrive una studentessa dopo un incontro del progetto con le scuole “avevano comunque accettato di ammettere il fallimento della propria vita davanti a chi invece la vita l’ha tutta davanti a sé: si sono messi a nudo raccontando i propri errori a dei giovani per cui forse sarebbero voluti essere esempi da seguire, non da evitare e da non imitare. Tuttavia allo stesso tempo mi sento di dire che in un certo senso sono dei maestri in quanto si impegnano a riferire gli sbagli che li hanno portati sulla cattiva strada, nella speranza che i ragazzi che vengono ad ascoltarli possano riconoscere i segnali che conducono verso la strada del male per non rovinarsi il viaggio della vita”.

È intervenuto anche “Francesco “Kento”, educatore e rapper, che insegna a esprimersi con il rap ai ragazzi delle carceri minorili: “Parli dei detenuti ma non sai chi sono loro, dici non gli interessa né studio né lavoro, vogliono i soldi facili per arricchirsi subito ma questa realtà tu la conosci? Ne dubito”. È la prima strofa di una canzone rap che Kento ha scritto insieme ai giovani detenuti dell’Istituto penale minorile di Catanzaro, e non è un caso che questi testi siano spesso rivolti ai magistrati, e a una Giustizia che i ragazzi sentono lontana, ostile.

Ha sottolineato come sia necessario educare a monte le famiglie e la società per scongiurare la reclusione nelle carceri minorili o per gli adulti. Ma è anche necessario che alla fine della pena ci sia un accompagnamento sereno da parte delle amministrazioni carcerarie e della società civile per permettere al recluso di ricostruirsi il proprio futuro senza più “inciampare” nuovamente nell’illegalità. Toccante anche l’intervento di Loretta Rossi Stuart, sorella dell’attore Kim che ha parlato del figlio con disturbo borderline di personalità: il ragazzo quando ha dato evidenti segnali della sua malattia aveva 18 anni e faceva uso di sostanze stupefacenti, amplificando la patologia e diventando aggressivo e violento.

Ora ha 28, e per altri ragazzi adolescenti con la stessa patologia, nelle Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, ovvero una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi) non c’è posto. Quindi è costretto a fare avanti e indietro tra un carcere e l’altro.

La donna, insieme ad altri genitori, ha fondato un’associazione che ha fatto ricorso all’apposita Commissione della Comunità europea per riuscire ad ottenere un posto in una Rems. Sulla sua storia Loretta Rossi Stuart ha scritto un libro “Io combatto” (Armando Editore).

Dalla Calabria ha parlato via zoom il magistrato antimafia Stefano Musolino, sostituto procuratore e segretario nazionale di Magistratura Democratica, che ha sottolineato come il carcere sia diventato oggi un luogo di occultamento e di marginalizzazione delle problematiche sociali.