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di Luca Attanasio

La Repubblica, 30 giugno 2023

Fondata nel 1889 nell’attuale Punjab indiano da un mistico musulmano è una comunità religiosa presente in oltre 180 Paesi nel mondo, con circa 100 milioni di fedeli. Sono 100 milioni nel mondo, sparsi in ogni continente, radicati in ogni area geografica, ma lontani dai loro luoghi d’origine che è la zona al confine tra Punjab e Pakistan, dove sono duramente perseguitati: imprigionati per blasfemia, abusati, uccisi perché considerati un’eresia dell’Islam. In realtà dell’Islam sono interpreti fedeli, ne seguono fedelmente i principi e professano un ritorno alle origini fatto di purezza, non violenza e promozione di giustizia e diritti. Sono questo e molto di più gli Ahmadi.

Una comunità religiosa internazionale. Fondata nel 1889 a Qadian, nell’attuale Punjab, India, da Hazrat Mirza Ghulam Ahmad, un mistico musulmano autore di oltre 90 testi, l’Ahmadiyya Muslim Jama’at è una comunità religiosa internazionale, attualmente presente in oltre 180 paesi nel mondo, che conta circa 100 milioni di fedeli. Conosciuta ovunque per il motto “Amore per tutti, odio per nessuno” e unita sotto un’unica guida spirituale - attualmente Sua Santità Mirza Masroor Ahmad il V successore - la comunità Ahmadiyya professa una fede che si basa, oltre che ovviamente sul Corano sugli insegnamenti del profeta Muhammad, sull’assunto che l’Islam - al pari delle altre religioni rivelate - sia stato creato per assicurare i diritti e le libertà dell’umanità, per proclamare il rifiuto della violenza e per costruire una società pacifica, mai bellica.

Uniti nell’idea di pace. Tra il 16 e il 18 giugno scorsi, la componente italiana della comunità Ahmadiyya - un migliaio di fedeli - si è radunata a San Pietro in Casale, Bologna, dove ha sede il centro principale, per celebrare la Jalsa Salana, il raduno che ogni comunità nel mondo organizza una volta all’anno. “La Jalsa - spiega l’Imam della Comunità Ahmadiyya italiana Ataul Wasih Tariq - è più che un semplice evento. È un’incarnazione tangibile della nostra aspirazione all’unità, alla pace e alla fraternità universale. Questa quindicesima edizione ha accolto oltre 400 partecipanti provenienti da ogni angolo d’Italia con rappresentanti di più di 15 diverse nazionalità. Ciò dimostra che, nonostante le differenze culturali, etniche e geografiche, tutti noi possiamo unirci sotto l’egida della pace e della fratellanza universale”.

Non violenza e uguaglianza. A frequentarli, fin dall’inizio si notano alcune caratteristiche che spiccano, l’approccio radicalmente non violento, riassunto dal motto-mantra “Amore per tutti, odio per nessuno”, e un concetto paritetico del ruolo delle donne nella comunità. Questi due principi, molto sentiti dai membri, sono praticati nella vita di tutti i giorni. “Le caratteristiche di non violenza e di eguaglianza tra i sessi sono pilastri essenziali dell’Ahmadiyya - riprende l’Imam - sono principi sono profondamente radicati nella nostra teologia”.

Pesanti persecuzioni nel loro Paese. Nonostante il loro radicale rifiuto della violenza, o forse proprio per questo, così come per il ruolo paritetico delle donne, gli Ahmadi sono gravemente perseguitati in Pakistan e in altre aree dove l’Islam fondamentalista è predominante. Per questo sono sostanzialmente una comunità in permanente esodo che riesce, però, lì dove si insedia, a integrarsi e a stabilire una presenza pacifica.

Il progetto di radicarsi in Italia. “Ma noi - dice ancora Ataul Wasih Tariq - oltre a denunciare le continue vessazioni, perseveriamo nella nostra fede nella non-violenza. E puntiamo a essere una presenza pacifica lì dove scegliamo di vivere. È per questo che coltiviamo sogni riguardo la nostra presenza in Italia. Stiamo pianificando l’acquisto di ulteriori proprietà in diverse città italiane, per garantire che ciascuna delle 15 diverse congregazioni presenti in tutto il Paese abbia un centro dedicato. Questo ci permetterà di continuare le nostre missioni umanitarie e di offrire un luogo accogliente a coloro che desiderano capire meglio l’Islam e la nostra comunità”.