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di Irene Carmina

La Repubblica, 1 gennaio 2024

Ai domiciliari il detenuto che chiedeva di morire. Ma senza cartella medica. Il 19 dicembre ha lasciato l’Ucciardone sulla sua sedia a rotelle. Finalmente è ai domiciliari Giovanni (nome di fantasia), il detenuto 54enne affetto da una grave neuropatologia ai nervi delle vertebre, che ad agosto era stato trasferito da Rebibbia nel carcere di Palermo. In una cella di 12 metri quadrati, condivisa con altri due detenuti, che non era idonea per i disabili. Lì passava la maggior parte del tempo sdraiato a letto a desiderare di morire, senza riuscire a farsi nemmeno una doccia.

“Non ce la faccio più. Ora spero solo nell’eutanasia perché non posso resistere tutti quegli anni in queste condizioni”, aveva detto al garante per i detenuti, Pino Apprendi, dopo avere provato a togliersi la vita quattro volte.

A fine novembre, Repubblica aveva raccontato la sua storia. Una storia a lieto fine, viene da dire adesso che Giovanni sconta la pena nella sua abitazione di Siracusa, sua città di origine. Forse, però, sarebbe più corretto parlare di un giusto epilogo perché la carcerazione del 54enne era stata dichiarata dal direttore sanitario “incompatibile con le sue condizioni di salute”. “L’ufficio di sorveglianza ha adottato il provvedimento più adeguato, in linea con il suo stato fisico”, dice Apprendi. Non abbassa la guardia, però. Perché Giovanni, adesso, non va abbandonato. Eppure, le cose sembrano andare esattamente così.

L’allarme lo lancia la sua compagna. Dopo aver gioito alla notizia degli arresti domiciliari, ha dovuto fare i conti con un problema dietro l’altro. E non solo perché Giovanni si aggrava di giorno in giorno, dopo che in carcere non è stato curato adeguatamente, vuoi perché una volta non c’era l’ambulanza, vuoi perché un’altra volta mancava la scorta e capitava che non riusciva neppure a raggiungere l’ospedale. Ma anche perché Giovanni ora vive in attesa. Dei suoi effetti personali e dei presidi medici che non sono mai arrivati da Rebibbia. E soprattutto del suo diario sanitario relativo al periodo che va dal 24 novembre al 19 dicembre. “Senza, i medici di Siracusa non possono procedere con un piano terapeutico aggiornato, visto che si tratta di una malattia degenerativa, che peggiora rapidamente”, dice Apprendi. Malattia che potrebbe avere un nome preciso, Sla: lo diranno gli accertamentiche effettuerà a casa. La compagna di Giovanni non molla, il suo avvocato, Antonino Castorina, lo ha difeso gratuitamente pur non avendo ricevuto l’incarico scritto perché la raccomandata partita dall’Ucciardone contenente la procura per il gratuito patrocinio tornava indietro e non arrivava mai a destinazione. Al punto che all’udienza a Roma l’hanno sbattuto fuori dall’aula del tribunale.