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di Marta Occhipinti

La Repubblica, 20 aprile 2023

Allievi ordinari e ristretti studieranno su temi trasversali che abbracciano sette dipartimenti dell’Ateneo. Lezioni negli istituti penitenziari Pagliarelli e Ucciardone. Un corso interdisciplinare, da Scienze umanistiche a Giurisprudenza, rivolto per la prima volta in Sicilia, non solo a studenti ordinari ma anche a persone che stanno scontando una condanna penale.

L’iniziativa è dell’Università di Palermo, che da due anni lavora per incrementare il numero di iscritti nel polo universitario penitenziario, oggi passato da 5 a 18 studenti. Uno dei gruppi più numerosi di studenti detenuti siciliani. Sono oltre cento gli immatricolati che scontano una pena nei 23 istituti penitenziari dell’Isola: il grosso, 73, è a Catania, Messina ne ha appena sette.

Il prossimo 2 maggio, all’istituto penitenziario Ucciardone, una classe composta da 30 studenti, per metà detenuti e per metà ordinari, potrà iniziare il corso interdipartimentale che consentirà loro di ottenere crediti formativi riflettendo sul tema dell’identità. Il corso avrà una durata di dieci incontri, da maggio a giugno, tutti negli spazi del carcere, e proseguirà per una seconda parte al penitenziario Pagliarelli in autunno per un altro mese. L’esame finale degli studenti sarà la descrizione del percorso, scritta in un diario di bordo. Il tema dell’identità sarà trattato dai docenti, secondo i rispettivi ambiti disciplinari: dall’identità in letteratura allo sviluppo dell’identità emotiva nella fase di crescita in psicologia, e ancora in architettura nella conquista di spazi urbani, fino alla dignità come diritto.

“È una forma di innovazione di didattica che presuppone un cambio di prospettiva - dice Alessandra Sciurba, delegata della Terza missione dell’Università di Palermo e responsabile del corso assieme a Paola Maggio, delegata del Polo universitario penitenziario di Palermo - vorremmo che questa esperienza segnasse una normalità conquistata per i detenuti, oltre che un’occasione di crescita e di messa in discussione per i nostri studenti ordinari. Significa portare la realtà delle carceri nella società e viceversa”. Il modello sperimentale del corso guarda a esempi come la Statale di Milano, che conta oltre 120 iscritti fra i detenuti e numerosi corsi misti svolti negli istituti penitenziari, con interi comparti universitari spostati all’interno delle carceri per garantire il diritto allo studio.

Diversa la situazione in Sicilia, che ancora si scontra con la mancanza di spazi da dedicare alla formazione universitaria che rientra nei trattamenti rieducativi dei ristretti. Inoltre, spesso la scelta di un percorso formativo di laurea si scontra con la durata della pena e il livello scolastico di partenza dei detenuti, per il 60 per cento fermo alla licenza elementare o media, a eccezione delle carceri di alta sicurezza dove il livello di istruzione risulta più alto.

“Il progetto del corso misto si inserisce all’interno degli obiettivi di inclusione e pari opportunità portati avanti dall’Ateneo - dice Paola Maggio, delegata al Polo universitario penitenziario di Palermo e coordinatrice del corso - nonché uno dei risultati più prossimi a quanto da anni voluto dal Garante regionale per i diritti dei detenuti. L’acquisizione di competenze trasversali potrà solo essere un arricchimento per gli studenti ristretti, che intendiamo da sempre come persone da reinserire nella società”.