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di Marta Occhipinti

La Repubblica, 8 novembre 2023

Al Pagliarelli, primo penitenziario in Italia, nasce uno spazio utilizzato da ventidue detenute che seguono un percorso interiore. È una stanza tutta per loro. Uno spazio all’interno del carcere dove esercitare la propria libertà emotiva e riscoprire il valore del silenzio, a occhi chiusi, per disegnare più consapevolmente una nuova vita. Difficile immaginare dentro un istituto penitenziario, una “stanza della meditazione”, eppure è possibile: al carcere Pagliarelli di Palermo, unico in Italia ad avere attivato uno spazio permanente dedicato ad attività di meditazione, da alcune settimane un gruppo di ventidue donne detenute ha iniziato un percorso di guida a pratiche e tecniche di meditazione assieme all’organizzazione di volontariato “My Life Design”, fondata da Daniel Lumera, biologo naturalista, esperto di scienze del benessere.

Dopo una settimana immersiva di incontri con Lumera, il gruppo di donne ha iniziato a prendersi cura della stanza, occupandosi di olii essenziali, pulizia e cura di uno spazio, che seppur minimale con poche sedie messe a cerchio, per loro costituisce un luogo fondamentale dove stemperare tensioni, alleviare rabbia e risentimenti, educarsi all’amore del proprio corpo attraverso pratiche di risveglio muscolare e dove collaborare con tutto l’ambiente del carcere. All’interno della stanza, la polizia penitenziaria, il personale civile e i detenuti possono, infatti, meditare insieme: una volta al mese guidati dai volontari dell’organizzazione e due volte al giorno in autonomia attraverso un manuale di guida alla meditazione e l’utilizzo di registrazioni audio mp3. Non è la prima volta che la meditazione entra in un carcere. Finora, la “My Life Odv” ha incontrato oltre un migliaio di reclusi in una quindicina di istituti penali di tutta Italia. Finora però non era nato alcuno spazio permanente.

“Già dal 2016 visitiamo le carceri d’Italia, portando i benefici della meditazione tra coloro che abitano a vario titolo gli istituti - dice Cristina Franchini, responsabile dell’area Giustizia della “My Life Design Odv” - È un approccio innovativo nell’ambito della giustizia. Avere iniziato il progetto con la parte femminile del carcere ci ha facilitato molto: le donne rappresentano quasi sempre una minoranza della popolazione detenuta, ma sono una importante chiave di accesso alla comunità. Non escludiamo di iniziare l’attività anche con l’area maschile”.

Le attività meditative, i cui benefici sono dimostrati sia a livello fisico-mentale con la riduzione del dolore, che a livello comportamentale per il contrasto alla depressione, si aggiungono alle attività degli psicologi dell’istituto: 6 esperti inseriti in convenzione con l’amministrazione penitenziaria per attività di osservazione e trattamento e 8 psicologi dell’Asp per servizi ai nuovi detenuti e il presidio per i dipendenti da sostanze.

“Stiamo disciplinando l’uso della stanza della meditazione affinché sia efficace e ben inserita all’interno della vita dell’istituto - dice Maria Luisa Malato, direttrice del Pagliarelli - In prospettiva ritengo che questa attività potrà portare dei benefici, che constateremo nel tempo. Verrà fatto un monitoraggio scientifico dei livelli di abbassamento di situazioni di stress, di diminuzione di gesti autolesionistici o di aggressione tra le detenute e più ampiamente dei livelli dei consigli di disciplina per fatti contrari all’ordinamento penitenziario”.