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di Pasquale Sorrentino

Il Mattino, 2 luglio 2024

Si chiamava Giuseppe Spolzino ed era originario di Sala Consilina: nella notte tra sabato e ieri ha deciso di togliersi la vita nel carcere di Paola, in Calabria, dove era rinchiuso. Secondo quanto emerso si è impiccato nella doccia della sua cella: sarebbe uscito nel 2027. “È il 49esimo detenuto che si toglie la vita dall’inizio dell’anno, cui vanno aggiunti 5 agenti che si sono altresì suicidati, l’ultimo domenica 30 giugno a Favignana. A nulla sono valsi gli immediati soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari”, ha detto Gennarino De Fazio.

Sono 49 i detenuti che si sono tolti la vita in carcere dall’inizio dell’anno. Dopo il fine settimana nero di due settimane fa, l’ultimo in ordine di tempo è stato un ragazzo che aveva da poco compiuto 21 anni. Originario di Sala Consilina, in carcere per piccoli reati legati alle sostenze stupefacenti, avrebbe finito di scontare la sua pena nel maggio del 2027. Si è impiccato nella doccia della sua cella all’interno del carcere di Paola, in provincia di Cosenza.

Quest’ultimo caso è quindi al centro dell’allarme dei sindacati: “Altro che risocializzazione, le carceri ormai sono luoghi di morte”. A peggiorare le condizioni di detenzione è il sovraffollamento delle carceri. Secondo i dati del Garante dei detenuti, la capienza è oltre il 130 per cento. Stando all’ultimo monitoraggio dell’associazione Antigone, al 31 maggio nel carcere di Paola (dove si è verificato l’ultimo suicidio) erano presenti 200 detenuti su una capienza di 181 posti disponibili. In totale la capienza massima in Italia è stata superata di oltre 14.500 detenuti. In questo contesto occorre ricordare che da nove anni è chiusa la casa circondariale di Sala Consilina e che il Tribunale di Lagonegro non un carcere di riferimento con trasferimenti - anche onerosi - in strutture detentive tra Salerno, Potenza, Foggia e appunto in Calabria. Per quanto concerne il carcere di Sala Consilina era il 2015 e i circa trenta detenuti ancora ospiti della struttura circondariale di Sala Consilina furono trasferiti in poche ore in seguito alla decisione del Ministero della Giustizia di chiudere, secondo il loro parere in modo definitivo, il carcere valdianese. Erano trascorsi soli tre anni dalla soppressione del Tribunale e della Procura di Sala Consilina e la serrata del carcere era stata una conseguenza “naturale” di quella decisione. A otto anni di distanza il carcere è nel degrado, un monumento - triste - all’abbandono.

Per tentare di riaprirlo il Comune di Sala Consilina e l’Ordine degli avvocati di Sala Consilina e Lagonegro hanno presentato diversi ricorsi che, nonostante qualche successo iniziale, sono andati poi verso la conferma della chiusura. Così la struttura, una vecchia sede vescovile, edificato nell’anno 1809 e nel 1948 trasformato in carcere, è rimasta chiusa tra pesanti inferriate e circondata dal silenzio e dal vuoto.