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Ristretti Orizzonti, 20 settembre 2019

 

A pensare a quello che sta succedendo a Parma, tornano in mente le parole che Papa Francesco ha detto di recente, parlando di carcere: "È essenziale garantire condizioni di vita decorose, altrimenti le carceri diventano polveriere di rabbia, anziché luoghi di recupero".

La redazione di Ristretti Orizzonti di Parma, composta da persone detenute in Alta Sicurezza 1, segnala l'arrivo di 8 detenuti provenienti dal medesimo circuito del carcere di Voghera; di questi 7 sono ergastolani.

Gli stessi sono rimasti in isolamento, poiché nel carcere emiliano sarebbero costretti a condividere la cella con un'altra persona, mentre a Voghera erano collocati in cella singola, come previsto per i detenuti condannati all'ergastolo.

Questa situazione ha prodotto agitazione anche nella nostra redazione, poiché inevitabilmente l'aggiunta di un compagno in cella creerà un forte disagio, visto e considerato che le celle a Parma sono di 9 metri quadrati l'una, compreso lo spazio occupato da letto, sgabello ecc.

La decisione di tali trasferimenti è in contrasto con il Decreto del Ministero della Salute (05/07/1975) - richiamato nella Circolare Dap del 7/02/1992 - che stabilisce la superficie minima di 9 metri quadrati per qualsiasi camera di pernottamento per una sola persona, di 14 metri per due persone e di ulteriori 5 per ogni persona in più, oltre che con la Convenzione che l'Università di Parma ha sottoscritto lo scorso dicembre 2018 con il Dap in cui si concorda che gli studenti detenuti siano allocati in celle singole per garantire loro la possibilità di studiare.

Ora noi ci chiediamo:

- Perché questo trasferimento che pregiudica percorsi trattamentali già intrapresi con impegno?

- Perché peggiorare e rendere ancora più afflittiva la condizione di persone che sono in carcere da 20, 30 anni e più?.

 

La redazione di Ristretti-Parma

 

Nota personale

 

Mi è sempre molto difficile comprendere come un'istituzione impegnata a rieducare alla legalità possa infrangere così platealmente una legge dello Stato, oltre che un impegno ufficiale sottoscritto solo qualche mese fa. Come cittadina sono molto confusa e perplessa. Difendere la legge, infrangendo la legge mi sembra un paradosso difficile da sostenere e accettare così come è molto difficile convivere con il senso di impotenza che si prova di fronte a ingiustizie apparentemente illogiche e incomprensibili. Potrebbe forse essere utile parlare, spiegare, fornire qualche motivazione e magari indicare una tempistica come normalmente usa tra persone civili.

 

Carla Chiappini, giornalista, responsabile della redazione di Ristretti Parma