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romasette.it, 19 ottobre 2022

Il cardinale firma l’introduzione a “Il carcere tra giustizia, perdono e misericordia” (Paoline): due giornalisti a colloquio con il cappellano di Regina Coeli padre Trani.

“In una società che ha perso la capacità di perdonare e di riscoprirsi unica famiglia, di prendersi cura degli altri e di chinarsi sulle ferite, forse un libro sul carcere - scritto e letto in un’ottica cristiana - è necessario e doveroso”. Lo scrive il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin nell’introduzione al libro “Come è in cielo, così sia in terra. Il carcere tra giustizia, perdono e misericordia”, in libreria dal 20 ottobre per le edizioni Paoline.

Il libro - un colloquio tra due giornalisti, Agnese Pellegrini, del Gruppo editoriale San Paolo, e Stefano Natoli, con padre Vittorio Trani, cappellano di Regina Coeli da mezzo secolo - è una sorta di diario del carcere e sul carcere, che fa capire il senso profondo della giustizia e della pena. “Spesso - osserva Parolin - chi commette un reato lo fa perché c’è tutta una realtà distorta attorno a lui, che andrebbe ricostruita. Frequentemente, i detenuti provengono da situazioni di povertà sociale, materiale, economica, spirituale - aggiunge. Ciò non rende meno grave il crimine commesso, ci mancherebbe”.

Questa consapevolezza però, è la tesi del cardinale, “interroga noi, soprattutto noi cristiani, su che cosa abbiamo fatto per evitare a quell’uomo di sprofondare nelle proprie miserie; su quanto ci siamo sporcati le mani; su come siamo stati capaci, al pari della Veronica, di asciugare il volto di quell’uomo e quella donna che salivano il monte del proprio Calvario. Se sapremo rispondere a queste domande, allora scopriremo che il carcere riguarda tutti noi, e non soltanto una parte della società, la peggiore, quella che alcuni vorrebbero chiudere per sempre, e buttare poi la chiave. Il carcere riguarda noi - prosegue - perché l’uomo non è il suo peccato, né il suo reato; riguarda noi, perché siamo i custodi dei nostri fratelli; perché nessuno si salva da solo”.

Riferendosi al libro, Parolin rileva che “volti e nomi, storie e paure in queste pagine si susseguono: sembra quasi di vederli, questi detenuti, con i loro sbagli, i loro errori, ma anche con la loro voglia di ricominciare, di tornare a sperare”. Di qui la proposta di percorsi concreti e condivisibili, per una pena certa ma anche giusta ed efficace.