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di Isabella De Silvestro

Il Domani, 28 giugno 2024

Nella struttura sono detenute 680 persone a fronte di capienza effettiva di 453 posti, con un tasso di sovraffollamento reale del 150 per cento, maggiore nei reparti comuni. Si registrano. tra le altre cose, grossi problemi di areazione e l’igiene minima dei detenuti con fragilità psichica non è tutelata. Una situazione di grave sovraffollamento e situazioni igienico-sanitarie che in diversi reparti sono al limite del drammatico. È ciò che segnala l’associazione Antigone in seguito a una visita di monitoraggio realizzata il 7 giugno scorso presso la casa circondariale Torre del Gallo di Pavia. Nella struttura sono detenute 680 persone a fronte di capienza effettiva di 453 posti, con un tasso di sovraffollamento reale del 150 per cento, maggiore nei reparti comuni. Significa, per esempio, che in sezioni che dovrebbero ospitare 50 persone ne vengono stipate 70, con il conseguente aumento della sofferenza dei reclusi e delle difficoltà nella gestione dei reparti da parte del personale penitenziario.

Oltre al sovraffollamento, colpiscono le pessime condizioni igienico-sanitarie dell’istituto. A ottobre 2023 gli osservatori di Antigone avevano riscontrato un’infestazione di cimici del letto tanto pervasiva da essere trovate anche sulla testa di un detenuto. A oggi, dopo nove mesi, l’infestazione non è stata completamente debellata nel padiglione C e nella biblioteca del carcere, che rimane infatti chiusa impedendo così ai detenuti di godere di un loro diritto, ovvero l’accesso al prestito dei libri. La direzione attribuisce la colpa alla mancanza di igiene personale dei detenuti, che non laverebbero di frequente i loro vestiti e le loro lenzuola: peccato che la lavatrice condivisa in sezione sia a pagamento e ogni ciclo costi 5 euro, trasformando un’attività basilare di igiene in un privilegio che non tutti si possono permettere.

Al di là delle cimici, si registrano grossi problemi di areazione e l’igiene minima dei detenuti con fragilità psichica non è tutelata. “Le 12 persone presenti nell’Articolazione di salute mentale non sono assistite quotidianamente per quel che riguarda la manutenzione della cella e l’igiene personale. Nel reparto di isolamento, abbiamo incontrato un detenuto che presentava bruciature sulle braccia, aveva scaricato negli indumenti e tremava”, racconta Valeria Verdolini, presidente di Antigone Lombardia. Sempre nella sezione di isolamento disciplinare Antigone ha trovato un detenuto in una cella dove le pareti del bagno erano state distrutte; durante la visita il detenuto ha rotto con un calcio il sanitario già malfunzionante e la cella si è riempita di urina. “In generale, in questi reparti le persone con gravi fragilità psichiche versano in condizioni inumane e degradanti, inaccettabili per una custodia dello Stato nel 2024”, aggiunge Verdolini.

Il problema di questo istituto è anche l’alta concentrazione di persone con fragilità psichica non pienamente autosufficienti, dovuta al fatto che il carcere di Pavia ha, da organico, un numero di psichiatri più alto della media, per la presenza dell’articolazione di salute mentale nell’istituto. Sono tre più il direttore sanitario Davide Broglia, a sua volta psichiatra. Broglia, però, già nel 2021 segnalava difficoltà a garantire un’assistenza psichiatrica adeguata ai detenuti, dal momento che gli psichiatri erano chiamati a coprire anche i turni della normale guardia medica, altrimenti scoperta. In ogni caso, anche se in numero maggiore rispetto alla media, si parla di 4 psichiatri per 680 detenuti.

Ma i problemi non riguardano solo la gestione della salute mentale e dell’igiene. Un detenuto affetto da sclerosi multipla dorme in una cella con il letto con le sponde assistito dal compagno su base volontaria. A queste situazioni si dovrebbe rispondere in maniera sistematica, senza affidarsi alla buona volontà del singolo.

Un modello efficace, già sperimentato e applicato in altri istituti, è la formazione di detenuti come operatori sociosanitari, innescando un circolo virtuoso di peer-support che risponda ai bisogni specifici dei detenuti con condizioni di fragilità fisica e psichica e al contempo permetta ad altri detenuti di svolgere un lavoro retribuito e di sviluppare competenze che potrebbero essere spese anche una volta liberi. Si tratta però di un sistema che richiede fondi e risorse e che non viene incentivato a sufficienza.

La gravità della situazione nella casa circondariale pavese, che aiuta a comprendere il triste dato dei 44 suicidi nelle carceri dall’inizio dell’anno, ha spinto Antigone a richiedere una verifica da parte delle autorità competenti e un intervento tempestivo. Questo istituto è il paradigma di come si sia scaricato sul sistema-carcere una gestione della massima sofferenza e marginalità sociale a cui lo Stato non riesce a rispondere attraverso politiche adeguate e capillari interventi sul territorio.

Il carcere è un’istituzione che non ha gli strumenti per rispondere adeguatamente a condizioni di grave fragilità mentale e fisica. Siccome però gli viene chiesto di farlo, risponde con gli strumenti che ha: quelli punitivi. Con gravi violazioni della dignità dei detenuti, oltre che nel fallimento della rieducazione, scopo dichiarato prioritario dall’articolo 27 della Costituzione, ogni giorno disatteso.