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di Gennaro Grimolizzi

Il Dubbio, 11 luglio 2023

L’avvocato Gaetano Pecorella è convinto che gli attuali conflitti interni tra i poteri dello Stato stiano portando ad “un indebolimento di tutto il sistema”. “Se la politica e la magistratura - dice al Dubbio - non si rendono conto in tempo di questa situazione, torneremo ad avere un governo indebolito, come ai tempi di “mani pulite”, con la scomparsa dei partiti. Cerchiamo di avere un Paese moderno, con i magistrati che fanno i magistrati e i politici che fanno i politici”.

Avvocato Pecorella, stiamo assistendo ad un nuovo scontro tra magistratura e governo. Quali conseguenze si potrebbero avere?

Probabilmente questo scontro porta ad una delegittimazione sia della magistratura che del governo. Quando due poteri dello Stato, che hanno una responsabilità primaria, si scontrano, si attribuiscono difetti, manchevolezze e un atteggiamento contrario al loro ruolo istituzionale, è difficile che il Paese possa conservare la fiducia tanto nel governo quanto nella magistratura. Le due istituzioni rischiano entrambe di perdere il consenso dei cittadini.

La situazione, rispetto ai tempi di Silvio Berlusconi, è molto diversa. Lo schema è mutato e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non ha bisogno di “leggi ad personam”. Cosa ne pensa?

La presidente Meloni in questa fase non viene toccata da nessuna iniziativa giudiziaria. Va detto, al tempo stesso, che viene indirettamente indebolita dal fatto che i suoi collaboratori appaiono, in un modo o nell’altro, come responsabili o toccati da vicino da vicende giudiziarie. L’apparato che le deve fare da contorno e deve essere operativo perde però ogni credibilità. Una situazione del genere si è avuta anche ai tempi di Silvio Berlusconi con perquisizioni e altre iniziative che non riguardarono soltanto lui, ma anche collaboratori che gli stavano vicino. Questa situazione si è verificata in anni lontani con una magistratura che aveva preso il potere nei confronti di una politica indebolita e privata di capacità di governo. Oggi la politica cerca di recuperare gli spazi e di ridurre i poteri eccessivi della magistratura. Quest’ultima reagisce. La conseguenza è che siamo di fronte ad una vero e proprio conflitto di poteri.

A proposito del conflitto di cui lei parla, in passato erano gli esponenti degli esecutivi o più in generale delle istituzioni che si lamentavano di certe iniziative della magistratura. Oggi, invece, è la magistratura che afferma di essere delegittimata e denuncia una serie di attacchi. È un segno dei tempi?

Direi di sì, perché oggi abbiamo un ministro della Giustizia molto esperto. I suoi colleghi non possono negare che Carlo Nordio sia stato un magistrato di primo piano. Non è stato mai criticato ed è stato molto credibile durante la sua lunga carriera. Il potere politico, da un punto di vista della credibilità, è molto più forte di prima, rispetto a quando c’erano ottimi ministri della Giustizia, ma che non avevano un passato da esperti del diritto. In questa situazione il potere politico si può permettere di avanzare delle proposte di legge, che, peraltro, non sono, come si diceva in passato, ad personam.

Forse, qualcuna si avvicina, ma in generale sono semplicemente proposte di legge che tendono a smorzare o a controllare i poteri che avevano i magistrati. Vorrei fare a tal proposito alcuni esempi...

Prego, dica pure… La cancellazione del reato di abuso d’ufficio crea tanta agitazione all’interno della magistratura. Non stiamo parlando di una modifica che riguarda qualche politico direttamente implicato in processi. Si tratta di una riforma che dovrebbe essere discussa solo tecnicamente. L’abuso d’ufficio è servito il più delle volte per intromettersi nelle attività della pubblica amministrazione da parte dei magistrati ed è servito anche per entrare nelle attività della Pa alla ricerca di reati ben più gravi. Una sorta di chiave utile per aprire le porte della pubblica amministrazione e trovare altri reati, come la corruzione. Si riducono quindi i poteri della magistratura.

La stessa cosa si può dire per le intercettazioni telefoniche, che non vengono colpite come strumento di inchiesta. Vengono colpite invece le intercettazioni come strumento di degradazione sociale, che sono state in questo senso la vera forza della magistratura nel periodo di “mani pulite” per perseguire tanti politici. Anche in questo senso i magistrati vedono ridotti alcuni loro poteri. Le riforme in cantiere sono quindi la novità di questo periodo.

La premier apparentemente sembra inattaccabile. Le sue riforme hanno una base liberale e garantista. Andrà avanti senza fermarsi?

Credo di sì. Se Giorgia Meloni non dimostra di essere determinata nel realizzare le riforme, alla fine farà i conti con un doppio risultato negativo. Da un lato la magistratura risulterà vincente sul potere politico e nessuno oserebbe proporre più riforme non gradite ai magistrati. Dall’altro lato perderebbe credibilità politica, dato che ha annunciato delle riforme che di fronte alla presa di posizione della magistratura apparirebbe come colei che ha ritirato la mano dopo aver lanciato il sasso. Penso che Meloni debba andare avanti e realizzare le riforme indicate nel programma elettorale, a partire dalla separazione delle carriere. Deve evitare il rischio di essere la leader del partito delle parole, delle promesse e degli impegni non presi.

Fratelli d’Italia sembra sotto assedio. Le indagini che stanno colpendo il partito più importante della coalizione di governo, con i casi Santanchè, Delmastro e La Russa avranno ripercussioni sull’esecutivo?

Mi sono molto meravigliato quando ci si è scandalizzati a proposito della vicenda del sottosegretario Delmastro con il gip che ha chiesto al pubblico ministero l’imputazione coatta. Mi sono anche meravigliato per la presa di posizione del ministro della Giustizia, il quale ha parlato di una norma che va cancellata. L’imputazione coatta è un obbligo costituzionale. Essendo l’azione penale obbligatoria, ci vuole un giudice che stabilisca se il pubblico ministero ha esercitato bene l’azione penale e se effettivamente, pur essendo obbligatoria, può essere abbandonata in quanto manca qualunque elemento per fare le indagini. Quando esplodono certe polemiche, emergono anche delle prese di posizione singolari. La cosa migliore è non polemizzare e prestare il fianco a continue strumentalizzazioni. Se vi è un piano delle riforme, lo si attui.