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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 15 maggio 2024

Persone che commettono piccoli reati, come furti, possesso di droga o vendita di prodotti falsi, vengono punite troppo severamente. Le pene non solo comportano multe o brevi periodi in carcere, ma anche conseguenze negative a lungo termine che possono rovinare la loro vita. Per questo motivo, diverse organizzazioni provenienti da Francia, Germania, Ungheria, Italia e Spagna (tra cui CILD e Progetto Diritti in Italia) si sono unite per lanciare la campagna “Reati minori, Pene maggiori”.

Il loro obiettivo è quello di fermare le condanne ingiuste e sproporzionate per reati di lieve entità. Cosa chiedono? Che i diritti fondamentali garantiti dall’Unione Europea, come il diritto al silenzio, ad un avvocato e ad un interprete, vengano applicati anche a chi commette piccoli reati. In tutta Europa, sempre più persone sono soggette a una crescente criminalizzazione e punizione per presunti reati minori, spesso senza alcuna garanzia dei diritti procedurali fondamentali.

L’applicazione dei reati minori sembra concentrarsi in particolare su individui provenienti da comunità svantaggiate, persone in condizioni di povertà e altri gruppi emarginati. Queste pratiche non solo sono diffuse, ma le conseguenze previste sono spesso sproporzionate, con impatti significativi sulla vita degli individui, che vanno dalle multe insormontabili alla detenzione, fino a conseguenze negative sull’immigrazione. In Italia, come altrove, la criminalizzazione dei reati minori colpisce in modo discriminatorio i gruppi emarginati, specialmente i migranti. Molti casi partono da reati come piccoli furti, possesso di quantità minime di droga o vendita di prodotti contraffatti, che iniziano con sanzioni apparentemente leggere ma che poi si trasformano in pesanti penalità e possibili conseguenze amministrative, tra cui il divieto di rinnovo del permesso di soggiorno, l’espulsione e altre questioni burocratiche.

Una volta espulsa dal paese, una persona può trovarsi di fronte a multe aggiuntive che oscillano tra i 10.000 e i 20.000 euro per il semplice fatto di non rispettare un ordine di lasciare il territorio dopo l’espulsione. Così, un reato minore può innescare una catena di eventi che cambia drasticamente la vita di queste persone in Italia. La tendenza a livello europeo verso procedure legali sempre più rapide e semplificate, in nome dell’efficienza, ha contribuito a facilitare la criminalizzazione su vasta scala, spesso senza una valutazione adeguata dei fatti o delle ingiustizie sottostanti. Questo ha aperto la porta a un’applicazione arbitraria, abusiva e discriminatoria della legge. In alcuni casi, le forze dell’ordine hanno esteso i loro poteri in modo che siano relativamente libere dal rispetto dello stato di diritto.

La profilazione da parte della polizia ha portato al controllo sproporzionato delle persone in base alla loro condizione economica, al loro status migratorio, alla loro origine etnica, alla loro identità razziale, al genere o all’orientamento sessuale, alla loro situazione abitativa e ad altri fattori. Le misure di contrasto spesso mirano a allontanare le persone considerate “indesiderabili” dai luoghi pubblici, con multe per reati contro l’ordine pubblico.

Altre volte, le persone sono punite per reati legati alla povertà, come viaggiare senza biglietto su mezzi pubblici o piccoli furti. Anche i reati legati alla droga sono soggetti a una applicazione rigorosa della legge, nonostante l’efficacia dimostrata di approcci basati sull’evidenza come la regolamentazione delle sostanze e la riduzione del danno. Tutto ciò viola sistematicamente i diritti fondamentali sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, tra cui il diritto a un ricorso effettivo e a un processo equo, la presunzione di innocenza, il diritto di difesa, i principi di legalità e proporzionalità, il diritto all’uguaglianza davanti alla legge, il divieto di discriminazione e le libertà di circolazione e di residenza.

In risposta a queste problematiche, la campagna “Reati minori, Pene maggiori” invita l’Ue ad ampliare le direttive sui diritti procedurali per includere i casi di lieve entità tra quelli che rientrano tra le tutele garantite dalla Carta dei diritti fondamentali. È fondamentale che tutti i candidati alle elezioni del Parlamento europeo prendano posizione su questo tema cruciale per assicurare un sistema giudiziario equo e rispettoso dei diritti di tutti i cittadini europei.