sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Rita Bernardini

Il Dubbio, 7 giugno 2023

La replica al presidente del CON.SI.PE.. Dispiace la reazione del presidente del sindacato CON.SI.PE. perché ricoprendo quella responsabilità dovrebbe conoscere il decreto ministeriale del 2-10-17 che fissa la ripartizione degli organici della polizia penitenziaria stabilendo che 37.000 agenti siano destinati agli istituti penitenziari mentre per gli altri uffici prevede ulteriori dotazioni. Per la Giustizia minorile e di comunità sono previsti 1.390 agenti, per l’amministrazione centrale (Dap) 562, per i reparti operativi e gruppo sportivo 780, per il Gruppo Operativo Mobile (41- bis) 620, per i Provveditorati regionali 575 e, infine, per le Scuole di formazione e aggiornamento 94 agenti.

Il suddetto decreto ministeriale, proprio per evitare fughe dagli istituti penitenziari, prevede altresì che il Direttore Generale del Personale adotti senza ritardo i provvedimenti necessari all’assorbimento del personale che eccede i limiti delle dotazioni organiche stabiliti per ciascuna sede ed ufficio. Fatta questa necessaria premessa, ci chiediamo - e se lo chiede Roberto Giachetti - il motivo per il quale il Dap abbia assegnato agli istituti 6.000 agenti in meno rispetto ai 37mila e come mai ogni volta che visitiamo un carcere i comandanti si lamentino (giustamente) dei pochi agenti assegnati e gli agenti stessi deplorino la poca presenza dei colleghi in sezione, i turni massacranti, lo stress a cui sono sottoposti.

Così come è bene interrogarsi su quanto afferma il collega sindacalista Gennarino De Fazio (segretario della UILPA-pen) che stima che negli istituti penitenziari ci siano in tutto meno di 20.000 agenti per 189 istituti. Diverse - e interessanti - sono le riflessioni che fa il sindacalista di CoN.SI.PE in merito all’altrettanto vergognoso deficit di organico degli educatori (è pronta un’elaborazione anche su questo fronte) e dei direttori e del fatto che gli agenti in sezione non ci dovrebbero proprio stare se non in casi eccezionali perché questo significherebbe che gli istituti penitenziari dovrebbero essere pieni ad ogni ora del giorno di personale addetto al trattamento e, quindi, alla funzione rieducativa della pena.

Con me e con Nessuno Tocchi Caino sfonda una porta aperta. Anzi, dirò di più. Trovo lunare la spesa che lo Stato italiano destina all’amministrazione penitenziaria rispetto a quella prevista per la giustizia minorile e di comunità, cioè il dipartimento che si occupa delle pene e misure alternative. Pubblicamente le più alte cariche istituzionali affermano che il carcere deve essere l’extrema ratio perché produce recidiva ed è criminogeno, che occorre puntare sulle misure alternative e, invece, a conti fatti, lo Stato destina ben 3 miliardi e 91 milioni di euro all’amministrazione penitenziaria e solo 280 milioni di euro per la giustizia minorile e di comunità. Occorre, a mio avviso, invertire questa realtà se si ha veramente a cuore la funzione rieducativa della pena.