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di Rinaldo Frignani

Corriere della Sera, 14 marzo 2024

Dal censimento del 2018 della polizia municipale c’è stato un aumento di circa 100 insediamenti di senza tetto. A Castro Pretorio sono ricomparse le tende dopo gli sgomberi. Il caso del sottopasso a ponte Duca d’Aosta. Da una parte un cumulo di indumenti abbandonati su una panchina che ormai non si vede più. Sommersa da maglioni, tute, giacconi che qualcuno ha ammucchiato nel piccolo parco in viale Pretoriano, proprio davanti alla nuova pista ciclabile e alle auto parcheggiate accanto. L’inizio della tendopoli ricostruita nell’arco di qualche notte da una quarantina di senzatetto che passano le giornate sulle altre panchine in attesa di potersi recare alla mensa Caritas poco distante. Alla fine, nonostante gli sgomberi iniziati nel 2022 e ripetuti lo scorso anno, l’accampamento al riparo delle Mura Aureliane di San Lorenzo è tornato al suo posto: una ventina di tende colorate sono state montate sul prato, qualcuno si è anche costruito una sorta di letto di cartone coperto che si preoccupa di imballare ogni mattina con il nastro da pacchi per proteggerlo dalla pioggia.

Incendi e disperazione - Quello di viale Pretoriano è solo uno dei circa 300 micro insediamenti sparsi in diversi quartieri. Alcuni sorti nei mesi scorsi, molti altri rimasti al loro posto. Alcuni anzi si sono anche ingranditi, aumentando il numero di “inquilini”: è il caso di quello che ormai si trova da anni sotto ponte Duca d’Aosta, di fronte allo stadio Olimpico. Nemmeno l’incendio forse doloso di un anno fa, che aveva distrutto letti e suppellettili, all’interno di quelle che erano diventate vere e proprie stanze, isolate dalle altre con una sorta di separé posticci, ha spinto gli occupanti ad allontanarsi e a cambiare zona. E così anche le scalinate che portano alla banchina del Tevere - e a uno spiazzo erboso - sono diventate parte integrante dell’accampamento al coperto, dove sulle pareti dello storico ponte e anche sul marciapiede sono evidenti le tracce nere di bruciato lasciate dai focolai accesi per riscaldarsi ma anche per cucinare.

La Sala operativa sociale e i numeri in evoluzione - La situazione non sembra essere molto cambiata dal 2018, quando un censimento dei vigili urbani rivelò la presenza a Roma di 218 bidonville grandi e piccole, molte composte da poche tende e qualche baracca, fra le quali c’erano tuttavia 28 situazioni di degrado preoccupante. A distanza di sei anni e nonostante le operazioni di bonifica si siano susseguite anche con regolarità, ci sono zone della Capitale, compreso il Centro, dove i disperati - circa 9 mila - continuano ad accamparsi. In media, secondo i vigili urbani, ogni mese si oscilla fra i 200 e i 300 accampamenti, monitorati dalle pattuglie, molti dei quali resistono appena qualche giorno. Dopo ogni intervento della municipale, coloro che rifiutano l’assistenza della Sala operativa sociale si spostano altrove. E per questo motivo il numero cambia di continuo.

Sulle banchine del Tevere - Anche vicino a San Pietro. Sotto ponte Vittorio Emanuele sono aumentati gli igloo di tela montati sotto le arcate e anche sulla banchina. Proprio nei giorni scorsi una tenda è stata trascinata via dalla corrente sul Tevere in un momento di piena. Non si tratta soltanto di punkabbestia, come accadeva fino a qualche anno fa, ma di senzatetto che non hanno altra scelta se non quella di accamparsi sulle sponde del fiume. La conferma di una situazione di disperazione e degrado che l’inverno mite ha solo in parte nascosto ma che adesso, con l’aumento delle temperature, si potrebbe manifestare più degli anni passati in tutta la sua drammaticità. A confermarlo ci sono altri tipi di insediamenti di piccole dimensioni lungo le consolari e la Tangenziale est, nei sottopassi, come a Porta Maggiore, ma anche vicino ai binari della ferrovia.