ilpiacenza.it, 25 maggio 2023
Visita di Nessuno tocchi Caino alle Novate e convegno sulla genitorialità in carcere organizzato dall’Osservatorio Carcere dell’Emilia Romagna in collaborazione con la Camera Penale di Piacenza. Bernardini: “Non c’è sovraffollamento ma manca il personal
“Le Novate si collocano ben al di sopra della metà classifica in senso positivo e questa posizione dipende in larga parte dalle capacità della direttrice Maria Gabriella Lusi la quale crede nell’individualizzazione del trattamento perché ogni persona è diversa, pensiero questo che i magistrati di sorveglianza dovrebbero tenere in maggior conto”. A dirlo Rita Bernardini ex parlamentare e presidente nazionale di Nessuno Tocchi Caino che nella mattinata del 24 maggio ha visitato la casa circondariale piacentina in un incontro organizzato dall’Osservatorio Carcere dell’Emilia Romagna in collaborazione con la Camera Penale di Piacenza. Nel pomeriggio invece all’Albergo Roma si è svolto un convegno sulla genitorialità in carcere.
Le Novate - Bernardini ha snocciolato alcuni dati che riguardano l’istituto piacentino: “Non abbiamo trovato una situazione di sovraffollamento: ad oggi ci sono 348 detenuti su 416 posti, quasi tutti sono “comuni” tranne le 18 donne in regime di alta sicurezza “tre” e una donna in alta sicurezza “due”. Il 75% dei 348 è straniero, 284 stanno scontando pene definitive, 35 sono imputati, 8 appellanti e 18 ricorrenti in Cassazione, 114 sono senza fissa dimora, e i giovani adulti sono 20 (età tra i 18 e i 25) ma sono in aumento almeno le persone fino ai 30 anni. Ci sono infine 190 tossicodipendenti, 15 trattati con terapia sostitutiva”. Ci sono anche svariati aspetti positivi: “Abbiamo trovato vuote le celle di isolamento così come quelle di transito (dedicate agli arrestati) e 120 detenuti lavorano e si occupano di tutti i lavori domestici (cucina, pulizia, manutenzione), ci sono corsi di formazione, la gestione dell’orto e ora anche la trasformazione di prodotti agricoli come miele e marmellate. Molti detenuti sono estremamente poveri e la direzione ha previsto sussidi per piccole necessità come una telefonata”. E ancora: “Ovviamente c’è un presidio medico h24 con 9 medici e più di 20 infermieri e un Sert interno, anche se non ci sono le condizioni per uno spazio dedicato al servizio psichiatrico. All’interno operano quattro operatori su sei previsti, ma queste - dice - sono disfunzioni centrali che non dipendono dal carcere”.
Il personale - Bernardini e l’associazione ciclicamente visitano le carceri italiane per “rendersi conto delle reali condizioni degli istituti”. I problemi delle Novate riguardano il personale, come da sempre detto dai sindacati della polizia penitenziaria: “I problemi ci sono sulla carenza di personale e in particolar modo nelle figure apicali, qui ci dovrebbero essere 3 funzionari e invece c’è solo una comandante, gli ispettori dovrebbero essere 28 e sono 12, i sovrintendenti dovrebbero essere 39 e sono 5. Su una pianta organica totale di 250 persone previste ce ne sono sole 213, c’è anche carenza di personale amministrativo”.
Genitorialità - “Uno degli aspetti centrali dell’intervento pedagogico è quello di scommettere affinché il tempo carcere sia un tempo anche per ricostruire il sé e i rapporti con la famiglia o il proprio ruolo di figlio e questo è un approccio professionale rivolto a tutti i detenuti. Al tema genitorialità - ha spiegato la direttrice della Novate, Lusi - dedichiamo azioni specifiche: dal 2020 con l’associazione Verso Itaca, che interpreta il bisogno che questo carcere esprime, dedichiamo progetti ad hoc. Negli ultimi anni attraverso il lavoro del comitato locale per l’esecuzione penale per gli adulti che si riunisce in comune, destiniamo una parte delle risorse a questi percorsi di genitorialità”. “Si tratta - ha proseguito - di incontri di gruppo a cura di Verso Itaca che affiancata da genitori liberi incontra i papà in carcere, e lo fa condividendo lo strumento della scrittura narrativa”.
“Oltre a questi i detenuti incontrano i figli in spazi idonei interni come ludoteca e in spazi esterni dove ci sono anche dei giochi, per quanto ritenga che l’incontro genitori-figli necessiti di un’esclusività anche per i tempi stretti: un’ora a settimana. Il fine è che il periodo carcere non sia un tempo sospeso ma che porti quel cambiamento che serve per ricomporre la frattura che il reato ha segnato tra lui e la società, la famiglia e se stesso. Su questo filone stiamo organizzando anche una partita di calcio con i papà e bambini”. “I detenuti spesso sono papà o mamme e questo è un aspetto che purtroppo non viene considerato abbastanza. Se ne parla spesso ma si fa fatica a riconoscere la figura del genitore accanto a quello di una persona detenuta”. Lo ha detto l’avvocato e referente dell’Osservatorio Carcere Emilia-Romagna, Romina Cattivelli introducendo i lavori del convegno: “Quando un genitore ha una misura restrittiva, che cosa pensano i loro figli che a loro volta si trovano sottoposti a questa restrizione? Accade che la misura non sia solo nei confronti di una persona ma di tutta la famiglia che di necessità si ritrova a subire senza responsabilità. Dove c’è un bambino c’è un padre, ma se questo si trova in carcere parliamo affettività e carcere, si tratta di un binomio impossibile?”.
La nota della Camera Penale - La Camera Penale di Piacenza e il suo Osservatorio Carcere sono lieti della visita da parte dell’associazione nazionale Nessuno Tocchi Caino, alla Casa Circondariale delle Novate. Il tema del carcere è troppo spesso relegato alla marginalità della società, come se la stessa non debba occuparsene e fosse solo un fastidioso luogo dove circoscrivere, non solo i fallimenti personali, ma anche quelli sociali. Invece sono proprio le mura, da un lato l’epilogo di errori e scelte sbagliate delle persone, dall’altro il punto di ripartenza, la possibilità di riscatto. Senza l’impegno costante per la rieducazione - ma sarebbe preferibile dire per la risocializzazione delle persone che hanno commesso crimini - lo Stato, e quindi noi, si allontana dai principi costituzionali dello stato liberale.
E’ autorevole uno Stato che scommette anche su questi cittadini, a volte perdendo ma talvolta riuscendo nel recupero delle persone; è invece autoritario e privo di prospettiva uno Stato che punisce per il solo fine di punire un crimine. E’ autorevole, nonché liberale, uno Stato che infligge sì una giusta pena al criminale, ma non gli toglie la dignità; è invece autoritario e ingiusto uno Stato che infligge una pena, trattando il detenuto in modo inumano e degradante. Umanità e dignità sono valori irriducibili di ogni uomo anche se colpevole. E’ compito precipuo delle istituzioni assicurare il pieno rispetto della persona del colpevole la quale è un fine in sé non strumentalizzabile in nome della prevenzione dei reati. Queste parole si leggono nel Manifesto del diritto penale liberale e del giusto processo redatto dall’Unione delle Camere penali italiane. Nella nostra realtà territoriale la Camera Penale si sforza di tenere viva l’attenzione sul tema carcere, lo fa visitando annualmente il carcere delle Novate, lo fa tenendo un costante contatto con la direzione dell’istituto penitenziario, lo fa monitorando la giustizia di sorveglianza, lo ha fatto anche recentemente partecipando all’organizzazione del convegno sullo spinoso tema del 41 bis. La Casa Circondariale di Piacenza non molti anni fa, fu uno degli istituti italiani, per le cui condizioni inadeguate l’Italia fu condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (la c.d. sentenza Torreggiani). Rispetto ad allora progressi sono stati fatti e le condizioni carcerarie sono sensibilmente migliorate. Tuttavia, la strada del miglioramento ha ancora un lungo pezzo da essere percorsa.