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di Lodovica Bulian

Il Giornale, 14 agosto 2023

I condannati con pene sino a tre anni potrebbero essere dirottati in caserme dismesse. Resta alta la tensione nelle strutture penitenziarie e anche l’attenzione del governo dopo la visita del ministro della Giustizia Carlo Nordio alle Vallette di Torino, dove nei giorni scorsi sono morte suicide due detenute. Il Guardasigilli ha annunciato un piano per alleggerire la pressione sulle case circondariali sovraffollate attraverso un “trattamento detentivo differenziato” per i condannati in via definitiva a pene brevi, con il riutilizzo delle caserme dismesse e nuovi spazi.

All’amministrazione del penitenziario delle Vallette ieri la Procura ha chiesto una serie di documenti nell’ambito delle due inchieste aperte sui decessi di Susan John, 43 anni, che si è lasciata morire rifiutando alimentazione e cure, e di Azzurra Campari, 28 anni, che si è impiccata in cella. Oggi verranno affidati gli incarichi per le autopsie. La 28enne, riferiscono fonti vicine agli ambienti della struttura penitenziaria, si sarebbe trovata in regime di sorveglianza “media”, e, sempre a quanto trapela, le sue problematiche sarebbero state portate a conoscenza degli operatori. Uno dei nodi sarà però chiarire perché sia stato abbassato il livello di sorveglianza su un soggetto così fragile. Susan John era invece in una cella della sezione riservata a detenute con fragilità mentali o comportamentali, con un sistema di videosorveglianza 24 ore su 24, ma sono state le agenti - a cui chiedeva continuamente di poter vedere il figlio - ad accorgersi che non stava più assumendo né cibo né acqua. Il personale medico che l’avrebbe visitata il 4 agosto a seguito di una caduta non avrebbe però riscontrato criticità e avrebbe certificato che la donna non voleva sottoporsi ad accertamenti.

Per superare le condizioni difficili delle carceri italiane, il ministro Nordio ha annunciato un piano di riutilizzo delle caserme dismesse dove andrebbero trasferiti i condannati in via definitiva per reati che non destano allarme sociale. Si tratterebbe, nelle stime del garante dei detenuti Mauro Palma, di 9mila persone - tanti sono attualmente i detenuti con condanne brevissime, inferiori ai 3 anni - che potrebbero usufruire del trasferimento. Ma andrebbero identificate “con accuratezza le strutture di accoglienza, che siano non solo di controllo ma anche di supporto ai detenuti - spiega Palma all’Ansa - Bisogna anche coinvolgere il territorio, i comuni e le associazioni”. Dei 9mila detenuti con condanne brevi, quelli con pene inferiori a un anno sono 1.582, quelli con pene tra 1 e 2 anni sono 2.855 e quelli da 2 a 3 anni sono 4.511. Del resto, per queste persone, spiega Palma, la presenza in carcere sarebbe “improduttiva”, perché non sufficientemente lunga per un percorso di “rieducazione e reintegrazione sociale”.

Il piano di ricognizione delle strutture dismesse disponibili a essere trasformate partirà in autunno, con incontri che i provveditorati regionali dell’amministrazione penitenziaria avranno con i referenti locali del demanio e del ministero della Difesa per verificare quali e quante caserme possano essere considerate nel piano di riutilizzo. Restano critici i sindacati di Polizia penitenziaria, col Sappe che insiste per aprire invece un “tavolo permanente” con il ministero sull’organico degli agenti. Per Riccardo Magi, di Più Europa, “Nordio deve farci capire cosa ha in mente per trattamento differenziato, deve scoprire le carte per cercare insieme di risolvere la situazione. C’è una doppia faccia del ministro, si vuole depenalizzare alcuni reati, ma allo stesso tempo se ne creano di nuovi con pene molto alte, creando l’effetto opposto rispetto a quello di snellire le carceri. Quando lui dice edilizia, noi sappiamo che questa non può essere l’unica risposta e soprattutto non è quella più urgente”.