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pisatoday.it, 16 agosto 2023

Il punto sulle condizioni della Casa circondariale pisana dal gruppo consiliare Una città in comune. Una situazione difficile anche quella della casa circondariale di Pisa in un momento particolare per le carceri italiane. A puntare il dito sulle condizioni del Don Bosco è Una città in comune.

“Le ultime morti in carcere a Torino evidenziano ancora una volta una situazione carceraria nel nostro paese che in estate diventa sempre più insopportabile diventando, come ha ben scritto Patrizio Gonnella, una vera e propria mattanza. Sono 43 gli uomini e le donne che si sono tolte la vita nei nostri istituti penitenziari dall’inizio del 2023 - sottolineano da Una città in comune - la situazione, nella assoluta complicità e colpevolezza dei governi che si sono susseguiti, è sempre più esplosiva con un tasso di sovraffollamento che cresce di anno in anno in strutture sempre più invivibili e senza alcuna politica che affronti queste criticità. Non fa eccezione a situazione della casa circondariale pisana che è a dir poco drammatica, come testimoniano i rapporti di Antigone: l’inadeguatezza strutturale è in continuo peggioramento, i problemi di sovraffollamento e la carenza di azioni di inserimento lavorativo sul territorio per le persone detenute fanno del Don Bosco un luogo di negazione dei diritti fondamentali nel quale le rivolte, sempre più frequenti, lasciano solo intuire lo stato in cui sono costretti detenuti ed operatori”.

“In tutti questi anni abbiamo ripetutamente sollevato queste problematiche, attraverso interpellanze e ordini del giorno e lo rifacciamo anche in questi giorni rilanciando l’iniziativa anche in Consiglio comunale. Innanzitutto, è urgente la realizzazione di una struttura esterna per accogliere i familiari delle persone detenute in attesa dei colloqui, da tutte le amministrazioni prima di centrosinistra e poi di centrodestra promessa e mai realizzata su cui abbiamo presentato una interpellanza - sottolineano ancora da Una città in comune - al contempo è necessaria la creazione di uno sportello interno per l’accesso ai procedimenti amministrativi comunali da parte dei detenuti, in linea con le indicazioni del garante nazionale.

L’amministrazione comunale deve poi farsi parte attiva nel potenziare i servizi di mediazione sociale, linguistica e culturale, nonché nell’ingresso del mondo produttivo in carcere, attraverso la realizzazione di percorsi professionalizzanti ben strutturati, in collaborazione col centro per l’impiego. Ciò serve soprattutto nella sezione femminile che, per l’esiguo numero di detenute, vive uno stato di abbandono formativo e lavorativo se possibile maggiore del resto della popolazione carceraria”.

Per Una città in comune è necessario potenziare anche l’intervento del Comune “per garantire l’accesso alle misure alternative alla detenzione attraverso percorsi di inclusione, nella duplice ottica di alleviare il sovraffollamento e offrire concrete opportunità di reinserimento. Serve un concreto impegno nella direzione di una cultura della giustizia riparativa, da realizzarsi attraverso uno sportello di giustizia di comunità costruito assieme all’ufficio esecuzione penale esterna e al terzo settore. Infine, attraverso la Società della salute, bisogna garantire l’accesso delle persone detenute ai servizi residenziali sanitari per i detenuti incompatibili con il regime detentivo”.

“A fronte di queste urgenti necessità di intervento, l’amministrazione Conti, che della retorica sulla sicurezza ha fatto una bandiera elettorale, non ha mostrato che disinteresse, così come del resto era avvenuto con le precedenti amministrazioni; neanche le varie audizioni nella Seconda Commissione consiliare permanente del Garante Comunale dei detenuti e del personale volontario che lavora nella casa circondariale sono servite ad indurre il Comune ad interventi concreti. Eppure sono ormai innumerevoli gli studi che dimostrano che in una società in cui le difficoltà economiche e sociali delle persone sono affrontate adeguatamente il numero dei reati cala enormemente, così come cala il tasso di recidiva. Intervenire nel settore della marginalità sociale, stanziando fondi per gli interventi di sostegno ed assistenza alle persone in difficoltà è ciò che un’amministrazione locale può e deve fare per incidere realmente sulla questione della legalità e quindi sulla questione carceraria” concludono da Una città in comune.