di Carlo Venturini
La Nazione, 21 settembre 2022
Il garante Alberto Marchesi convocato in Commissione comunale: “Affrontava un percorso, nessun presupposto per forme di autolesionismo”.
“Che cosa ci faceva quel fornellino a gas nel suo alloggio? Si faccia chiarezza sulla morte del detenuto 41enne e non si facciano, allo stato dell’arte, ipotesi di possibili atti di autolesionismo finché non si concluderanno le indagini e ci saranno i risultati tossicologici ed autoptici disposti dalla Procura di Pisa”.
Lo dice l’avvocato Alberto Marchesi garante dei detenuti, convocato nella seconda commissione consiliare del Comune dalla lista civica “Una città in Comune-Rifondazione Comunista”. Federico Olivieri di Rifondazione Comunista riferisce della riunione dicendo: “Quel fornellino a gas non doveva essere nella sua disponibilità. Inoltre, per quanto raccolto a livello di informazioni qui in commissione, non c’erano i presupposti psicologici per forme di autolesionismo”.
Olivieri chiede che si faccia piena luce dopo quanto emerso in commissione così come l’altro consigliere Francesco Auletta di Diritti in Comune. Entrambi sono concordi sul non sottovalutare nessuna pista. “L’uomo aveva di fronte a sé una situazione in via di risoluzione. Stava affrontando un percorso di disintossicazione e c’erano buone prospettive perché finisse di scontare la pena in una comunità fuori dal carcere. Inoltre aveva riallacciato i rapporti con la famiglia ed era pieno di amici che lo aspettavano” spiega Olivieri.
Dunque si dovranno aspettare i tempi tecnici (fino a 90 giorni) per i risultati di autopsia con conseguenti indagini della Procura. Altro punto affrontato è la gara d’appalto per il punto vendita interno al carcere Don Bosco. Martedì 13 settembre si è scatenata una violenta protesta dei detenuti per la mancata consegna di genere alimentari, il così detto sopravvitto che consiste in prodotti alimentari che vengono consegnati da ditte esterne e possono essere acquistate dagli stessi detenuti. “Chiediamo - dice Olivieri - che ci venga fornito il protocollo di appalto perché da quanto appreso in commissione consigliare, sembra che la ditta appaltatrice di Bari non abbia un magazzino di stoccaggio in Toscana. Questa situazione non fa che aggravare la già difficilissima situazione carceraria di una casa circondariale ormai vecchia”.
Il vitto in carcere è sentito come sacro ed inviolabile ma lo stesso carcere non può sopperire alle mancanze altrui. Il problema del sopravvitto esiste, ma è forse stato la scintilla di una protesta che covava da tanto tempo a causa del sovraffollamento che ha acuito decisamente la convivenza de detenuti “reduci” da un’estate torrida difficilmente addomesticabile in condizioni di spazi angusti ed affollati.
La violenta protesta ha suscitato la reazione di Francesco Oliviero, segretario regionale per la Toscana del sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), che racconta: “I detenuti del primo piano Reparto giudiziario hanno dato luogo a una rivolta, distruggendo l’intera sezione. La motivazione è dovuta alla mancata consegna dei generi alimentari cosiddetti sopravvitto. Da quando è subentrata la nuova ditta, gli alimenti non vengono consegnati con regolarità”.