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di Luca Lunedì

Corriere Fiorentino, 11 febbraio 2023

Il sopralluogo della senatrice Cucchi, che attacca: “Non ci sono telecamere, gravissimo”. “È brutto vedere persone costrette a vivere in condizioni che definire disumane non rende bene l’idea”. Va dritta al punto Ilaria Cucchi al termine della sua visita nel carcere Don Bosco di Pisa.

“Una struttura in condizioni pessime, senza nessun tipo di manutenzione, anche quella più essenziale e con enormi carenze anche dal punto di vista igienico” dice la senatrice di Sinistra/Verdi. La sua visita è durata più di due ore, durante le quali Cucchi ha avuto modo di parlare con i detenuti di diverse sezioni, con il personale di polizia penitenziaria e con gli addetti delle associazioni di volontariato che lavorano all’interno del carcere: “Il personale è stato estremamente disponibile, ancora una volta bisogna dirlo e ricordarlo, abbiamo avuto a che fare con persone che sono costrette a svolgere il loro lavoro ogni giorno in maniera difficilissima. Ho incontrato inoltre una volontaria di una delle associazioni che operano in carcere e, anche con lei, ho avuto la sensazione che anche queste persone sono abbandonate a se stesse”.

Carenze di strutture e spazi quelle riscontrate, ma in cima alla lista delle priorità va un punto specifico: “In questo carcere non ci sono le telecamere e questo io lo trovo un fatto estremamente grave, su questo sicuramente vorrò andare fino in fondo. In questo carcere come in tutti gli altri ci devono essere le telecamere, oltre che la necessaria manutenzione che consenta a queste persone recluse una vita dignitosa”.

Cucchi fa poi riferimento alla vicenda di Alfredo Cospito, l’anarchico in regime di 41 bis che da giorni è in sciopero della fame: “Io sono stata a trovarlo la settimana scorsa e ci sono stata per un motivo: mio fratello è morto in carcere e di carcere e il mio desiderio più grande è che questo non accada più a nessuno”.

Regime di carcere duro che, in attesa della pronuncia della Cassazione, è stato confermato a Cospito dal ministro della Giustizia Nordio: “Non voglio strumentalizzare la vicenda - ha detto Cucchi - ci sarà modo di parlarne, io sono andata perché preoccupata per le sue condizioni di salute”. In chiusura però qualcosa di più si lascia sfuggire: “Se il 41 bis è stato introdotto per un motivo, la domanda che dobbiamo porci è perché esista ancora. E la risposta è che è il fallimento di uno Stato che non mette in condizione i magistrati di fare serenamente il proprio dovere”.