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di Samantha Ferri

La Nazione, 7 agosto 2023

Non solo Firenze, l’ordine alza la voce anche su Pistoia: “In 5 per 50 detenuti”. La replica dalla Casa circondariale: “Qui collaborazione e reciproco rispetto”. L’ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale di Firenze-Pistoia punta il dito sulle condizioni di lavoro degli istituti penitenziari locali. Le lamentele spaziano dai risicati organici degli infermieri all’elevato rischio di aggressioni da parte dei detenuti, passando per tecnologie quasi assenti, documentazione ancora cartacea e software datati. E stando all’Opi le cose non vanno bene neanche nella casa circondariale di Pistoia, “che conta solo cinque infermieri per circa 50 detenuti”. “Ci segnalano che le attività sanitarie sono condizionate dalla disponibilità del personale di polizia penitenziaria e dalla sua organizzazione lavorativa - commenta il presidente dell’Ordine, David Nucci -. Un modo di procedere inaccettabile per la nostra categoria professionale”. Le denunce di mancanza di personale e carichi eccessivi di lavoro sono il comune denominatore in tutti gli istituti penitenziari. “Chiediamo maggiore tutela dei diritti dei nostri professionisti a lavoro nelle carceri - sottolineano da Opi - perché non ci sono infermieri né pazienti di serie A e B: negli ospedali, come in altre strutture, occorre operare nelle condizioni di lavoro garantite dalla legge, a vantaggio non solo della propria qualità di vita, ma anche dei detenuti stessi e di tutta la collettività”.

Il carcere di Santa Caterina in Brana recepisce con perplessità la denuncia dell’Opi. “La casa circondariale di Pistoia non presenta le criticità che possono avere altri istituti toscani - specifica la responsabile sanitaria del carcere di via dei Macelli, Matelda Balestra -: date le dimensioni contenute dalla casa circondariale, il personale, sanitario e non, conosce tutti i detenuti e nella maggioranza dei casi vige il rispetto reciproco”. Certo le difficoltà, in particolare per reperire appunto il personale infermieristico, non sono mancate. “Al momento possiamo contare su sei infermieri e un oss - aggiunge -. In alcuni periodi abbiamo avuto poco personale sanitario ma subito abbiamo cercato di reclutarne di nuovo.

“Per quanto riguarda invece il rischio di aggressioni non ci sono casi particolari da sottolineare, anzi, tutto il personale sanitario è benvoluto. Ogni mattina lavoro a fianco del personale infermieristico per la somministrazione dei farmaci e il clima è di assoluta collaborazione”. Nel carcere pistoiese il personale infermieristico fa sì uso di documentazione cartacea ma limitatamente alla terapia di somministrazione dei farmaci. “È in corso di valutazione la possibile introduzione del tablet anche per la somministrazione della terapia farmacologica, - sottolinea la responsabile sanitaria -. Per tutte le altre operazioni utilizziamo la cartella informatizzata e lavoriamo in rete da pc”. Infine la presenza di personale di polizia per alcune delle attività sanitarie serve a garantire maggior sicurezza degli operatori. “Ad esempio - conclude Balestra - tutti i farmaci, compreso il metadone, vengono somministrati ai detenuti alla presenza del personale di polizia, per ovvi motivi di salvaguardia e tutela di tutti gli operatori presenti”.