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di Bianca Lucia Mazzei

Il Sole 24 Ore, 15 gennaio 2024

Il carcere resta residuale ma negli ultimi mesi le presenze sono salite del 16%. Per i minorenni il carcere rimane una soluzione residuale ma, negli ultimi mesi di quest’anno, il numero dei reclusi è cresciuto, probabilmente a causa della stretta repressiva introdotta dal decreto Caivano (Dl 123/2023) che è entrato in vigore a metà settembre. In tre mesi i ragazzi e i giovani adulti reclusi nei 17 istituti penali minorili (Ipm) presenti sul territorio italiano sono aumentati del 16%, passando dai 426 del 15 settembre ai 495 del 15 dicembre scorso.

In cella ci sono in gran parte maschi (le ragazze sono 13 su 495), con una forte presenza di stranieri che, al 15 dicembre scorso, erano 27o contro 224 italiani. In generale, i giovani interessati da provvedimenti penali e presi in carico dalla giustizia minorile sono però soprattutto italiani (il 78% del totale) mentre gli stranieri sono il 22 per cento. Un disallineamento legato al fatto che i ragazzi stranieri sono spesso privi di reti familiari e sociali esterne. “La loro sovra-rappresentazione in carcere dimostra che l’assenza di punti di riferimento riduce le possibilità di accesso alle misure alternative alla reclusione”, spiega Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone, associazione “per i diritti e le garanzie nel sistema penale”.

Le sanzioni eseguite al di fuori degli istituti penali, sono comunque la strada più seguita per i minori e i giovani adulti (in carcere ci sono anche maggiorenni fino a 25 anni che hanno compiuto reati durante la minore età) perché l’obiettivo è favorire percorsi educativi e il recupero sociale, in linea con le finalità che la Costituzione attribuisce alle pene.

Nel 2023, seppur di poco, la percentuale dei ragazzi in carcere rispetto alla totalità di quelli presi in carico dalla giustizia minorile (che sono poco più di 14mila) è però salita al 3,5%, mentre nel 2021-2022 era stata del 2,5-2,8 per cento. Anche per i minori la pandemia aveva infatti ridotto le presenze in carcere che, a fine 2020, erano scese a 305 ma che poi, dal 2021, hanno ripreso a crescere (si veda la grafica in alto). Nel 2023, un primo rialzo c’è stato in estate, quando si è saliti sopra i 400, ma l’aumento maggiore si è verificato a partire da ottobre (in tutto il 2023 la crescita è stata del 24%).

Il decreto Caivano, varato a settembre dopo lo stupro di gruppo di due cuginette di io e 12 anni avvenuto nel Comune campano a opera di alcuni minorenni, ha allargato le possibilità di ingresso in carcere e, in particolare, ha ampliato la gamma di reati e ridotto la soglia di pena per la custodia cautelare (che causa la maggior parte degli ingressi negli Ipm) e ha, inoltre, consentito l’arresto in flagranza per detenzione e spaccio di stupefacenti, anche di lieve entità.

“La giustizia penale minorile italiana è un modello che va difeso e al quale guarda l’intera Europa: non va messo in discussione - continua Susanna Marietti - mentre il decreto Caivano spinge su una pericolosa omologazione degli strumenti per i minori con quelli per gli adulti, sulla base di allarmi generati da fatti di cronaca ma in assenza di una reale emergenza legata alla criminalità minorile. E la stretta sul penale non avviene solo con le leggi ma anche con indicazioni informali”. I reati che portano in carcere i ragazzi e i giovani adulti sono soprattutto rapina, furto, lesioni personali e stupefacenti.