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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 27 febbraio 2024

La Corte Costituzionale è stata chiara sul diritto all’affettività, inclusa la sessualità, per chi è ristretto in carcere. I giudici delle leggi lo affermano, ricordando che una larga maggioranza degli ordinamenti europei riconosce ormai ai detenuti questo diritto. Eppure sono già scoppiate polemiche a seguito di un incontro tra Ristretti Orizzonti, in particolar modo la direttrice Ornella Favero, e il direttore del carcere Due Palazzi di Padova che si era detto favorevole alla realizzazione di una serie di stanze prefabbricate per concedere momenti di privacy ai detenuti che ne avessero fatto richiesta. I primi a polemizzare sono stati i sindacati di Polizia penitenziaria, i quali hanno lamentato che non possono fare i “guardoni di Stato”. Eppure, è esattamente il contrario: si tratta di far rispettare la riservatezza tra i detenuti e i loro cari.

Deciso anche il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari: “Non esiste alcuna autorizzazione specifica riguardante la Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova o altro istituto in Italia a proposito delle cosiddette stanze dell’amore. A seguito della nota pronuncia in merito della Corte costituzionale, sarà costituito un tavolo di lavoro per approfondire la questione. Ogni eventuale iniziativa verrà intrapresa dal Dap che coordinerà, dopo un’opportuna ricognizione delle strutture, tutti i provveditorati e, a caduta, i singoli penitenziari. Le carceri hanno bisogno di serietà, non di propaganda”. Per sgomberare qualsiasi inutile polemica, Ornella Favero, presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia e direttrice di Ristretti Orizzonti, ha offerto una riflessione incisiva sull’importanza di leggere con attenzione e attuare con sollecitudine le disposizioni emanate dalla massima autorità giudiziaria del Paese. Favero esordisce con un aneddoto che risale a anni fa, quando il direttore della Casa di reclusione di Secondigliano, Liberato Guerriero, aveva tentato di implementare nuove disposizioni riguardanti i colloqui intimi all’interno del carcere, solo per essere bloccato dall’inerzia dell’amministrazione centrale. Questo episodio, secondo Favero, evidenzia il fenomeno per cui spesso è vietato dare il buon esempio, poiché metterebbe in luce l’inerzia degli altri.

La sentenza della Consulta, secondo Favero, solleva una serie di questioni importanti, tra cui l’importanza di considerare l’amore dietro le sbarre come una forma di vicinanza e intimità umana, piuttosto che una violazione della privacy. In risposta alle preoccupazioni sollevate da alcuni sindacati di Polizia penitenziaria riguardo alla sorveglianza dei colloqui intimi, Favero sottolinea che con l’implementazione dei colloqui riservati non sarà più necessario svolgere tale ruolo invasivo. La presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia richiama l’attenzione sul fatto che la sentenza della Consulta non è soltanto un richiamo alla necessità di attuare nuove disposizioni, ma anche un’opportunità per migliorare le condizioni all’interno delle carceri italiane.

Favero sottolinea l’importanza della collaborazione tra tutti gli attori coinvolti, compresi il legislatore, la magistratura di sorveglianza e l’amministrazione penitenziaria, per garantire un’efficace attuazione delle nuove norme. Infine, Favero invita la politica a cogliere questa occasione storica per contribuire a rendere le carceri più umane e sottolinea l’importanza di un approccio rispettoso e sensibile da parte dei media nell’affrontare il delicato tema dell’amore dietro le sbarre. Esprime la speranza che l’impegno e la sensibilità dimostrati dal Capo del Dap, Giovanni Russo, e da altri direttori siano seguiti da azioni concrete volte a migliorare le condizioni di vita dei detenuti e delle loro famiglie.

Ricordiamo che lo stesso capo del Dap, audito in commissione Giustizia, ha comunicato inoltre che l’amministrazione penitenziaria è favorevole alla liberalizzazione delle telefonate per tutte le persone detenute, ad esclusione solo di chi è sottoposto al regime del 41- bis.

Quanto all’opportunità dei colloqui intimi senza controllo visivo, ha sottolineato che a breve verrà avviata una sperimentazione. Non è poco. Visto il contesto, si tratta di una importante apertura. Per tre significative realtà del volontariato, la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Ristretti Orizzonti e “Sbarre di Zucchero”, che hanno raccolto firme, chiesto con forza ai direttori un ampliamento del numero di telefonate e colloqui, si sono battute per le telefonate libere e i colloqui intimi riservati, le parole del Capo del Dap sono una boccata di ossigeno, e anche la conferma che quello degli affetti è il terreno fondamentale anche per la prevenzione dei suicidi.