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di Marco Travaglio

Il Fatto Quotidiano, 8 luglio 2022

Mentre la stampa tutta si stringe al suo premier prediletto come se fosse lì per diritto divino e dovesse restarci in saecula saeculorum a prescindere da quel che fa, una notizia svelata dalla nostra Antonella Mascali spiega meglio di mille editoriali perché questo governo è una jattura.

Il protagonista è il capo del Dap, cioè il direttore delle carceri scelto dalla cosiddetta ministra della Giustizia Marta Cartabia: il giudice di sorveglianza Carlo Renoldi, fiero avversario del 41bis e dell’ergastolo ostativo (fine pena mai, non fine pena per finta) per i boss, ma anche dell’”antimafia militante arroccata nel culto dei martiri” (tipo Falcone e Borsellino).

Infatti, per celebrare il 30° anniversario delle stragi di Capaci e via d’Amelio, il 7 e il 10 maggio Renoldi ha concesso a una triste brigata di privati cittadini il permesso di visitare i boss reclusi nelle carceri di Sassari e Nuoro, fra cui il mafioso Bagarella, il camorrista Zagaria e lo ‘ndranghetista Gallico.

Il tutto in barba al 41bis dell’Ordinamento penitenziario, che vieta le visite di persone diverse da familiari, avvocati, rappresentanti istituzionali, garanti dei detenuti e cappellani. Grazie a quel permesso aperto, i vertici dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”, fra cui la presidente Rita Bernardini e il segretario Sergio D’Elia (già dirigente di Prima Linea, condannato a 12 anni per omicidio e banda armata), hanno conversato con Bagarella, Zagaria & C. delle riforme dell’ergastolo ostativo, del 41bis e di altre note forme di “tortura” (come le chiamano Bernardini & C. e, a maggior ragione, i boss in galera), raccogliere le loro richieste (la storia della trattativa Stato-mafia ci insegna quali) e invitare quei galantuomini a iscriversi a “Nessun tocchi Caino” (Abele invece si fotta).

Subito dopo, Bernardini ha ringraziato Renoldi in un’intervista a Tpi per aver aggirato la legge per lei e i suoi amici: “È un merito del nuovo direttore del Dap Renoldi: ci ha promesso che ci avrebbe dato questa possibilità e ha mantenuto la parola… Sono riconoscente: nel mondo del carcere queste due condizioni - insieme, per giunta - non si verificano mai”.

Già. Infatti la legge lo vieta. Ma Renoldi & Cartabia non badano a certe sottigliezze. Né al messaggio devastante di un governo che ignora il 41bis, consente allegri conversari sulle leggi antimafia coi mafiosi detenuti e invia un segnale di disarmo a tutti i boss: quelli a piede libero ora sperano nella nuova trattativa; i detenuti scoprono che la scelta di non parlare paga; e i pentiti hanno di che pentirsi per aver parlato. Se il premier fosse B., mezzo Parlamento chiederebbe le dimissioni di Cartabia & Renoldi. Invece tutti - a parte M5S e FdI - tacciono. Perché a questo servono i Migliori: a farci rimpiangere i peggiori.