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di Giovanni Bianconi

Corriere della Sera, 5 aprile 2022

Cosimo Ferri, giudice-deputato coinvolto con Luca Palamara nelle trame dell’Hotel Champagne per pilotare la nomina del procuratore di Roma del 2019, che come se niente fosse partecipa per conto del partito di Matteo Renzi alle trattative per la riforma del Consiglio superiore della magistratura e dell’ordinamento giudiziario - esprime l’insoddisfazione di Italia viva perché non vede “grandi aperture” su temi che ritiene cruciali.

E all’improvviso, a frapporre un nuovo ostacolo su una strada già in salita, arriva un rappresentante del Dipartimento affari giuridici di Palazzo Chigi, opponendosi al trattamento paritario tra magistrati ordinari e amministrativi sulle cosiddette “porte girevoli” tra toghe e politica. Poi ci sono le posizioni dei partiti che restano distanti su altri punti, ma nonostante tutto il dialogo prosegue, e nella riunione di ieri tra la ministra della Giustizia Marta Cartabia e le forze della maggioranza sono stati fatti passi avanti.

Sui primi articoli della riforma è stato raggiunto un sostanziale accordo, in modo che la commissione della Camera possa cominciare a votare, in vista della discussione in Aula fissata per il g aprile. Per stamane è fissato un nuovo incontro, dove si dovrebbe affrontare il nodo più importante e divisivo: il sistema elettorale del Csm.

Nel vertice di ieri è stato il rappresentante della presidenza del Consiglio a sostenere che il periodo di “decantazione” prima di riprendere le funzioni giurisdizionali per chi partecipa al governo con funzioni apicali (capo o vicecapo di gabinetto dei ministeri, o direttore di qualche ufficio) non può valere allo stesso modo per i magistrati ordinari e quelli amministrativi o contabili. Ma su questo i partiti compatti la pensano diversamente, il trattamento dev’essere uguale per le toghe di ogni categoria; non a caso le remore non sono venute da Cartabia, che sta cercando un difficile accordo con tutte le sue forze, bensì da palazzo Chigi. Dove attualmente lavorano diversi giudici del Tar o del Consiglio di Stato, a cominciare dal sottosegretario Roberto Garofoli.

Le riserve non sono legate a questioni personali ma di diritto, tuttavia i partiti non sembrano intenzionati a raccoglierle. Un fascicolo per le toghe “Si vogliono tutelare solo alcune posizioni amministrative che hanno in realtà ruoli politici significativi”, protesta Ferri, che su questo punto è d’accordo con i rappresentanti degli altri partiti.

Su altri invece no. Enrico Costa, di Azione, ha ottenuto che nel “fascicolo del magistrato” vengano inseriti gli atti di tutte le sue attività, in modo che si possano dedurne i tempi di trattamento dei processi, gli esiti dei procedimenti e altri elementi utili alla valutazione. Ferri era contrario. Altra novità sollecitata da Costa: prevedere una possibile sanzione disciplinare se un pm richiede una misura cautelare omettendo di valutare “per dolo o colpa grave” elementi rilevanti a discolpa dell’indagato.

Csm e funzioni - Sul sistema elettorale il centrodestra spalleggiato da Italia viva insiste per ottenere il “sorteggio” dei candidati da sottoporre al voto per scegliere i componenti togati, ma di fronte all’intransigenza della ministra che lo considera incostituzionale va trovata una mediazione. Quella dell’estrazione dei collegi elettorali (proposta da un sub- emendamento leghista) sembra per il momento accantonata, ma nella riunione di ieri è sembrato che il muro eretto finora soprattutto da Forza Italia possa incrinarsi.

La decisione deve arrivare dai vertici del partito (Berlusconi, Tafani e l’esperto del settore Niccolò Ghedini) ma il sottosegretario alla Giustizia forzista Paolo Sisto ha parlato ieri di “ragionevole ottimismo e clima di collaborazione”. Un possibile “scambio” per sbloccare la trattativa potrebbe arrivare se sulla separazione delle funzioni tra giudici e pubblici ministeri venisse fatto un altro passo avanti nella direzione chiesta dal partito azzurro.

La legge in vigore prevede la possibilità di quattro passaggi durante un’intera carriera (in distretti diversi), la riforma Cartabia li riduce a due, Forza Italia ne vuole solo uno. Il Pd, contrario a una distinzione che realizzerebbe di fatto una separazione delle carriere, potrebbe accettare se però non venisse conteggiata la scelta iniziale legata alla prima sede. Se ne parlerà ancora, anche perché ieri la ministra ha chiarito - dopo ulteriori verifiche sulle pronunce della Cassazione - che una modifica di questo tipo non invaliderebbe il referendum fissato per il 12 giugno che invece chiede di abolire del tutto il passaggio da una funzione all’altra.