di Giovanna Maria Fagnani
Corriere della Sera, 31 maggio 2020
Uno su cinque non ha il pc: con il progetto "Nessuno resti indietro" sostegno ai più deboli. Raccolta fondi e collaborazione con gli oratori. Se c'è una povertà particolarmente odiosa, è quella educativa, che trasferisce le disuguagliane sociali da una generazione all'altra. Studiare è una delle basi dell'ascensore sociale, la possibilità di migliorare il proprio stato, di generazione in generazione.
Ma ci sono studenti che, durante il lockdown, hanno sofferto molto più di altri la trasformazione della scuola in didattica a distanza. Nelle classi virtuali alcuni alunni sono rimasti quasi sempre assenti. Sono i figli delle famiglie più fragili economicamente e meno attrezzate culturalmente. Per questi ragazzi il divario digitale rischia di trasformarsi in abbandono scolastico.
A denunciarlo e a cercare di porre rimedio è il progetto "Nessuno resti indietro" lanciato da Caritas Ambrosiana. Durante la quarantena, l'ente ha svolto colloqui con un campione di responsabili dei 302 doposcuola parrocchiali della diocesi. Dalle loro testimonianze è emerso che un allievo su due tra i frequentatori dei servizi di "aiuto compiti" non riesce a seguire le lezioni a distanza. Uno su cinque non possiede un pc, un tablet o una connessione internet. Dagli stessi genitori può arrivare ben poco aiuto. A queste condizioni, imparare in remoto è praticamente impossibile. Stando all'ultimo censimento del 2016, sono circa 10 mila i ragazzi seguiti da oltre 5 mila volontari. La metà frequenta le primarie, il 34,2% le medie, solo il 10 il primo biennio superiori, periodo ad alto rischio di abbandono.
Il 13% soffre di dislessia o di altri disturbi dell'apprendimento. Oltre la metà (il 57,8%) è di origine straniera e proviene da famiglie che vivono la povertà nel 34,6% dei casi o la disoccupazione (26,1%). A inviare i loro figli ai doposcuola sono quasi sempre gli insegnanti (70%), perché fra parrocchie e istituti scolastici c'è stretta collaborazione. Ed è stato proprio dalle famiglie o ancora dagli insegnanti, che i responsabili dei doposcuola hanno scoperto subito la gravità del gap digitale. Tre gli obiettivi del progetto e della raccolta fondi: ridurre il divario tecnologico, prevenire la dispersione scolastica, garantire un supporto educativo oltre alla dotazione tecnologica, con l'aiuto di volontari e educatori sempre più formati anche sulla didattica in remoto.
Il progetto è partito questa settimana con 25 pc portatili forniti in comodato d'uso a giovani di famiglie numerose o mono-genitoriali in povertà. I pc sono stati acquistati grazie a una donazione di 10 mila euro di un'azienda. Ma l'idea è di raccogliere 100 mila euro e donare 200 computer. Questo permetterebbe di raggiungere potenzialmente una platea di mille minorenni, in vista anche del possibile prolungamento a settembre della didattica a distanza. I volontari dei doposcuola lavoreranno anche d'estate, in sinergia con gli oratori. "I responsabili dei doposcuola parrocchiali hanno da subito intuito e segnalato le gravi diseguaglianze che questi ragazzi stavano vivendo, insieme ad altre emergenze, come quella alimentare, che è stata la prima di cui ci siamo occupati", sottolinea il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti. Per dare una mano si può consultare il sito caritasambrosiana.it.