sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Giulia Poggiali

Il Tirreno, 15 aprile 2023

Inaugurato l’anno accademico alla Dogaia: le matricole sono 18. Studiare, laurearsi e riprogettare la propria vita mentre si sta scontando una pena, è una scelta sempre più diffusa tra i detenuti delle carceri italiane. Ieri, alla Casa circondariale La Dogaia di Prato, si è tenuta l’inaugurazione dell’anno accademico penitenziario, un’occasione che ha fornito importanti spunti di riflessione, a partire dall’importanza che riveste l’educazione nella vita di un detenuto.

In tutta Italia, sono ben 1.450 gli studenti che hanno avviato la carriera accademica durante la loro permanenza in prigione, mentre attualmente, sono 55 gli studenti iscritti all’ateneo fiorentino, di cui 18 matricole.

La maggior parte di loro, ovvero 28, fa capo alla casa circondariale pratese. Per i detenuti, intraprendere un percorso universitario può rappresentare un momento di riscatto, capace di cambiarli per sempre, aiutandoli a vedere quella luce in fondo al tunnel. “Studiare in carcere permette di riflettere sugli errori commessi e la cultura aiuta a conoscere meglio la propria personalità”, ha spiegato l’assessora alle politiche regionali per le questioni carcerarie Serena Spinelli. In giornate come questa la possibilità appare ancora più concreta e palpabile. Auspichiamo che molti sappiano cogliere questa opportunità”. Garantire il diritto allo studio, anche a chi è detenuto o in esecuzione penale esterna, è l’impegno intrapreso dall’università, che si è sostanziato anche di recente attraverso la ristrutturazione delle due sale riservate agli studenti della Dogaia di media e alta sicurezza, l’acquisto di nuovi computer, monitor e stampanti. L’università mette inoltre a disposizione i testi e il materiale necessario per lo studio. Nel corso della cerimonia, la rettrice ha ricordato la nascita del Pup (Polo universitario penitenziario) nel 2000 e le tappe che hanno portato questa realtà, a partire dall’esperienza fiorentina, ad assumere una dimensione regionale in grado di risocializzare, rieducare e restituire il rilievo costituzionale della dignità della persona umana, offrendo l’accesso ai corsi di laurea di quattro atenei.

“La tutela del diritto allo studio - ha detto la rettrice dell’Ateneo fiorentino, Alessandra Petrucci - è garanzia di democrazia, intesa come condivisione delle diversità in ogni sua espressione, e come occasione per ciascuno di trovare il proprio posto nel mondo, che sia la stessa casa per tutti”. Presente al momento dell’inaugurazione, anche la direttrice de La Dogaia, Maria Isabella De Gennaro, che ha ribadito come la detenzione debba essere considerata una parentesi della vita della persona detenuta: “La cultura è accoglienza e studiare in carcere fino a ottenere un titolo accademico, è una grande opportunità che trova sempre più adesioni senza differenze tra detenuti italiani e detenuti stranieri”.

Conseguire il diploma di laurea è importante perché permette ai detenuti di occupare il loro tempo, e soprattutto, alimenta le possibilità di reinserimento sociale, nonché le opportunità di aprirsi nuove strade per il futuro. Scienze politiche e studi umanistici e della formazione sono le aree più gettonate dagli studenti, che negli ultimi anni hanno incrementato la loro presenza anche nelle discipline economiche e nelle scienze naturali, fisiche e matematiche, ma è soprattutto giurisprudenza a guadagnarsi la maggioranza degli iscritti, secondo l’ateneo fiorentino.