di Laura Natoli
La Nazione, 30 luglio 2024
La manifestazione della Camera penale di fronte al tribunale: “Necessario risvegliare la coscienza delle istituzioni”. Bugetti: “Nordio venga a vedere la situazione del carcere”. Una manifestazione, organizzata dalla Camera penale di Prato, per portare all’attenzione di tutti la situazione del carcere della Dogaia, e di tutte le carceri italiane, dopo l’ultima tragedia avvenuta sabato quando un detenuto, italiano di origine sinti di 27 anni, si è tolto la vita impiccandosi con le lenzuola nella sua cella. Inizialmente il presidio si doveva tenere di fronte alla Dogaia ma per motivi di ordine pubblico - il timore che all’interno del carcere potesse scoppiare un’altra rivolta - è stato chiesto agli avvocati di scegliere un altro posto. Gli avvocati si sono radunati dunque di fronte al tribunale. “Si tratta del 60esimo suicidio di questo 2024 e del quinto nel carcere di Prato - dicono dalla Camera penale - dopo che nei mesi scorsi avvocatura, personale di polizia penitenziaria, Uepe, insegnanti e personale medico avevano denunciato a gran voce le criticità del nostro penitenziario, che stanno rapidamente diventando insostenibili”. La manifestazione è stata organizzata sia “per rendere un ultimo saluto all’ennesima vita umana vittima (anche) della negligenza delle istituzioni sia per ‘risvegliarè le coscienze di tutti”.
Secondo quanto ricostruito il giovane sinti doveva scontare una condanna fino al 2032. Aveva usufruito di un permesso ma non aveva fatto rientro al carcere tanto che era stato denunciato per evasione. Un episodio che aveva aggravato la sua posizione e che faceva sfumare la possibilità di poter accedere a nuovi permessi, almeno nel breve periodo.
La vicenda ha toccato da vicino la città e le reazioni sono state tantissime. “Il carcere di Prato attualmente non ha un direttore titolare. Non ha un comandante titolare. Ha una gravissima carenza di organico di polizia penitenziaria e si trova in una condizione di sovraffollamento”, hanno scritto la sindaca Ilaria Bugetti e il presidente del consiglio comunale Lorenzo Tinagli in una lettera indirizzata al ministro della Giustizia Carlo Nordio per chiedere un incontro urgente e invitarlo a verificare di persona la gravità della situazione “con l’obiettivo di adottare dei miglioramenti”. “In sette mesi - proseguono -, tre detenuti si sono tolti la vita, con una striscia di morte iniziata alla fine del 2023. Sono casi dolorosi che rappresentano solo la punta di una condizione alla quale detenuti, agenti di polizia penitenziaria, operatori sono costretti, e che più volte alla nostra istituzione hanno rappresentato la condizione di seria difficoltà”.
“La morte del giovane detenuto - dice Marco Biagioni, segretario Pd Prato - è una tragedia annunciata. Secondo l’associazione Antigone ogni anno nella nostra casa circondariale si registrano 200 casi di autolesionismo. Sono numeri allarmanti che non possono lasciarci indifferenti ma devono spingerci ad agire con forza per dare piena attuazione all’articolo 27 della nostra Costituzione. La Dogaia, come noto, è cronicamente sotto organico, dal contesto sanitario a quello amministrativo, dal personale di polizia penitenziaria agli educatori. Investire nelle risorse umane all’interno del carcere, potenziando il numero di professionisti specializzati in ambito sociale, psicologico e sanitario, è fondamentale per migliorare la qualità dell’assistenza fornita ai detenuti ma anche le condizioni di lavoro di chi opera all’interno della struttura”, ha aggiunto Biagioni che, con una delegazione del Pd, ha partecipato al presidio della Camera penale.
“Provo un dolore immenso perché una vita si è spezzata a causa della disperazione. Noi però siamo chiamati ad andare oltre il dolore, dobbiamo constatare il fallimento di una democrazia che ha nella carta costituzionale dei principi bellissimi, che però non riescono a trovare una concretezza”. È l’intervento del vescovo di Prato Giovanni Nerbini. “Questa situazione dovrebbe trovarci tutti coinvolti e impegnati - aggiunge Nerbini - è fondamentale offrire e strutturare servizi e percorsi che facciano sentire le persone accolte, sostenute e accompagnate verso un effettivo reinserimento”.