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di Alessadra Agrati

 

Il Tirreno, 4 gennaio 2015

 

Visita al carcere di Prato di una delegazione di Radicali. I detenuti sono 589 e vivono in pochi metri quadrati. Vittorio Giugni: "Lunghe liste di attese anche solo per una visita". Nonostante la diminuzione della popolazione carceraria all' interno della Dogaia si registra ancora sovraffollamento, alcune celle sono fatiscenti, mancano gli educatori e gli psicologi. È la denuncia di una delegazione di radicali composta da Vittorio Giugni, Simone Lappano, Maurizio Buzzegoli e Rosanna Tasselli, in visita al carcere in concomitanza con lo sciopero della fame e della sete di Marco Pannella.

I carcerati sono cinquecento ottantanove di cui duecento novantacinque stranieri e i restanti duecento novantaquattro italiani, definitivi trecento quarantuno e ottantanove in attesa del primo giudizio. "Alcune celle - spiega Buzzegoli - sono fatiscenti, con il riscaldamento non funzionante e gli interruttori della luce rotti, ma quello che ci preoccupa di più sono le condizioni in cui vivono i detenuti: le celle sono di quattordici metri quadrati, in cui sono sistemati anche gli arredi. Quindi a conti fatti ogni detenuto dispone di tre metri quadri di spazio".

La delegazione ha visitato la sezione alta e media sicurezza e tra le lamentele raccolte c'è anche quella della mancanza di educatori, psicologi e psichiatri. "In tutta la Dogaia - spiega Giugni - ci sono cinque educatori e tre psicologi, un numero insufficiente per i bisogni dei carcerati. Inoltre nonostante la presenza del personale infermieristico e la reperibilità di un medico h 24, le liste di attesa per una visita sono lunghe". Il personale a pieno regime dovrebbe essere di duecento sessantatré unità. Negli ultimi mesi sono arrivati sei ispettori, ma si registra ancora una carenza dell'organico. "È stata sperimentata, proprio per evitare il trasferimento da un carcere all' altro che implica l'utilizzo di personale - spiega Lappano - un servizio di videochiamata con i magistrati attraverso un circuito chiuso".